La piazza alza la voce: liberi entro sabato o torneremo qui

Roma«Se non saranno liberi entro sabato prossimo, torneremo qui per continuare la protesta». La manifestazione di piazza San Giovanni, organizzata da Emergency per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la sorte dei tre volontari dell’ong arrestati dalle autorità di Kabul per presunta complicità con i talebani, si è chiusa alle 18 con il monito di Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency.
Avevano promesso - gli organizzatori - che non ci sarebbero state «bandiere e vessilli di partito», perché quella di piazza San Giovanni non doveva essere una manifestazione «contro» qualcosa o qualcuno. Semplicemente un modo per favorire la liberazione di Matteo Pagani, Marco Garatti e Matteo Dall’Aira, da una settimana nelle mani della polizia afghana. E, tanto per smarcarsi da confronti non graditi, hanno piazzato il palco sul lato opposto a quello dove solitamente viene sistemata la «testa» delle manifestazioni ospitate in questa piazza.
A prendere parte alla manifestazione sono state più di 50mila persone (secondo gli organizzatori). Presenti anche Piero Fassino, Walter Veltroni, Nichi Vendola, Guglielmo Epifani (Cgil) e Paolo Ferrero. Quest’ultimo ha colto l’occasione della manifestazione per lanciare pesanti accuse all’esecutivo. «Sono qui per la liberazione di tre persone - spiega Ferrero - di cui il governo dovrebbe tutelare i diritti e andare orgoglioso invece di fregarsene». Sul palco, il primo volto noto a parlare è stato l’attore Moni Ovadia. Ma la musica non cambia. «Non so cosa stia facendo il nostro governo, ma un altro governo avrebbe agito diversamente, dimostrandosi fiero del proprio Paese e avrebbe alzato subito la voce». Secondo l’artista in questa circostanza l’Italia «ha fatto una figura meschina». Ha quindi definito veri italiani quelli di Emergency, mentre «anti-italiani» quelli che sono andati nella direzione opposta.
Sotto al palco, sul quale campeggiavano i volti dei tre operatori, molti hanno anche scelto di indossare la maglietta bianca con lo slogan «Io sto con Emergency», ripetuto anche da un maxi-striscione sul palco e sulle centinaia di cartelli dei manifestanti, in particolare da Ferrara, Modena, ma anche da Napoli. Ed è stata proprio la delegazione partenopea a portare in piazza la protesta più vistosa: un gruppo di loro si è simbolicamente incatenato.
Le poche gocce di pioggia del pomeriggio capitolino non hanno fermato gli applausi per gli interventi che si sono susseguiti sul palco: in particolare, quelli di Gino Strada, ma anche quelli di Vauro, Lella Costa e le testimonianze degli operatori di Emergency.

Tra un intervento e l’altro, le canzoni, a volte ironiche a volte appassionate di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Fiorella Mannoia. Ed è stato sulle note di un’altra canzone pacifista, Il mio nome è mai più del trio Ligabue-Jovanotti-Piero Pelù, che si è conclusa la manifestazione.

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