In piazza contro le pellicce gli animalisti danno la caccia alla Brambilla

Miklano: all'azzurra viene impedito di manifestare a fianco dell'Oipa. Costretta a rifugiarsi al Castello Sforzesco

In piazza contro le pellicce gli animalisti danno la caccia alla  Brambilla

da Milano

Amici degli animali, nemici di chi (magari in altro campo) non la pensa come loro. Come Michela Vittoria Brambilla, arrivata ieri mattina in piazza Castello a Milano per protestare contro pellicce e pellicciai, ma cacciata in malo modo dagli animalisti. Che alla faccia di non violenza, buone maniere e fair play hanno subito aperto la caccia alla rossa. Per una volta non la volpe, ma la presidentessa dei Circoli della libertà accolta da fischi e spintoni.
L’appuntamento era in piazza Castello per la manifestazione nazionale contro le pellicce. Presente anche Paolo Limiti, testimonial dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali. La coreografia è quella classica con cartelli, bandiere e slogan («La sua vita vale molto più di una pelliccia», «Le pellicce grondano sangue», «La vita è sacra», «Sai che anche gli animali hanno un’anima?», «Pellicce, eleganza criminale», «Rispetta gli animali, diventa vegetariano»). Immancabile, a beneficio dei fotografi, la ragazza in costume da cane dentro la gabbia. In programma l’attraversamento della città per arrivare al Mifur, la fiera internazionale della pelle e delle pellicce. Tutto regolare finché non arriva la Brambilla. E scoppia il finimondo. Urla, fischietti a mille, imprecazioni, parolacce. E lei che non c’è proprio abituata, per una volta deve indietreggiare. Anzi, proprio scappare e rifugiarsi all’interno del Castello Sforzesco. «Vattene, non vogliamo essere strumentalizzati dai politici», l’invito più garbato. «Guardi che Berlusconi campava anche sulla pelle degli animali», il predicozzo del solito antiberlusconiano da piazza. «Via, vai via».
«Personalmente non ho mai indossato una pelliccia - replica lei finalmente al riparo -. Né mai lo farò». Pentita? Non è nel suo vocabolario. «Io sono presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e presidente per la provincia di Lecco della Lega nazionale per la difesa del cane, non venire sarebbe stato sbagliato. Bisogna sollevare il problema della strage degli animali da pelliccia in modo che chi decide di acquistarne una sia consapevole che la sua scelta comporta la loro morte e che il business vada avanti». Poi ricorda che ogni anno vengono uccisi «due milioni di cani e gatti per produrre capi di abbigliamento». «Sappiamo - prosegue - che gli animali da pelliccia sono allevati in condizioni terribili, spesso vengono lasciati al freddo in modo che la loro pelliccia si rinfoltisca e poi vengono uccisi con metodi brutali». Le contestazioni? «La politica deve rimanere fuori dalla questione della tutela degli animali». Ma così non è stato. «Mi accusano di voler fare campagna elettorale? Ma se sono capolista in Emilia Romagna. Credo che in queste manifestazioni ci siano persone di destra, persone di sinistra e persone che non hanno idee politiche. L’animalismo è trasversale».


«Evidentemente gli animalisti veri si ricordano di come Michela Brambilla trattava fino a poco tempo fa gli animali nel canile che gestisce a Lecco», il commento velenoso del consigliere regionale dei Verdi Marcello Saponaro che ha presentato numerose interrogazioni sulle proteste dei volontari «che denunciavano le condizioni drammatiche nella struttura». A condannare i fischi c’è Paolo Limiti. «La signora Brambilla è sempre stata un’animalista - ribatte -. Le persone che fanno così sono sciocche».

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