La piazza «democratica» vieta l’altra verità sul 30 giugno ’60

(...) di «rinvio a data da destinarsi» - è il rifiuto della proprietà dell’hotel di concedere i locali, a seguito delle informazioni ricevute dalla questura sul rischio di disordini al passaggio del corteo antifascista. Motivo vero - lo diciamo noi, pronti a essere smentiti se qualcuno è cortesemente in grado di provarlo -, la materiale impossibilità di garantire l’incolumità di arredi e clienti dell’albergo in caso di «intervento» di facinorosi, oppositori del convegno. I quali, se fossero stati solo sfiorati da un poliziotto, avrebbero sempre potuto assumere le vesti delle vittime sacrificali della (rinnovata) violenza fascista, la stessa di quel 30 giugno 1960, a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza eccetera eccetera. Tela molino, insomma: comunque la si giri, il torto è di Plinio e compagnia, la ragione, invece, è dei cosiddetti democratici. A senso unico. Quindi - e qui il problema diventa ancora più spinoso -, non è possibile la libera manifestazione di pensiero, ovviamente contestabile, contestabilissima, per carità, ma con altrettanta libera espressione, non con il sopruso (seppure «democratico»...). Se il rischio è: botte da orbi, vetrine infrante - che c’entrano i negozi? -, invasione di hotel, caos, allora l’unica soluzione possibile diventa la rinuncia. È quello che hanno deciso, infatti, Plinio e «Destra domani», pur con l’amara constatazione che, in questo modo, l’immagine che si dà è quella di una democrazia non così forte. Che abdica ai facinorosi.
Intanto, i dirigenti del circolo «Destra Domani» hanno presentato un esposto-denuncia contro gli organizzatori delle celebrazioni del 30 giugno con l’accusa di apologia di reato e istigazione a delinquere. «A Genova ancora una volta - sbotta Plinio - a vincere sono state la violenza, le minacce e le intimidazioni dei delinquenti politici che vogliono chiudere la bocca all’avversario. La scelta di un hotel di prestigio come il Bristol, che si espone a una causa di risarcimento danni per paura di disordini, dimostra che il capoluogo ligure è una città a rischio sicurezza. Abbiamo immediatamente chiesto un incontro con il ministro dell’Interno Roberto Maroni e con il ministro della Difesa Ignazio La Russa - prosegue Plinio, che ha a fianco il “relatore mancato“ Mario Bozzi Sentieri e Alfio Barbagallo - perché bisogna impedire che Genova sia sotto il ricatto di un gruppo di delinquenti che vogliono trasformare la battaglia politica in disordini di piazza». L’esposto - aggiunge ancora l’ex consigliere regionale - chiede di verificare «se nei comportamenti del sindaco di Genova, del presidente della Provincia e di quello della Regione, oltre che di Cgil e Anpi, che vogliono celebrare moti di piazza per cui scattarono condanne da parte del tribunale di Roma dell’epoca, si ravvisino questo tipo di reati. A settembre - conclude Plinio - intendiamo tenere comunque il convegno, magari in una sede istituzionale, nella speranza che nessuno consideri anche quella una provocazione di stampo fascista».
Da tante parti, viene espressa solidarietà agli organizzatori del convegno. Fra i primi, il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il capogruppo del Pdl alla Camera, Maurizio Gasparri, secondo cui «sconcerta che a distanza di cinquant’anni la verità sui drammatici fatti che colpirono Genova faccia ancora paura. Come allora - insiste Gasparri - anche oggi vincono i prepotenti. Fa male sapere che un dibattito pubblico, il cui intento era quello di dare un contributo per ristabilire una verità storica, sia stato annullato in vista dei possibili scontri da parte dell’estrema sinistra. L’amministrazione comunale appare sotto scacco di un manipolo di violenti. Durissimo il giudizio di Gianfranco Gadolla, coordinatore metropolitano del Pdl: «Il forzato annullamento del convegno è l'ultima dimostrazione di protervia e di violenza nei confronti di chi in luogo privato, e in maniera assolutamente pacifica aveva programmato una giornata di discussione e di confronto. È semplicemente vergognoso che le maggiori Istituzioni, Comune, Provincia, Regione, promuovano, finanzino e patrocinino una manifestazione di piazza, al solo scopo di esaltare un fatto eversivo a 50 anni da allora. In una vera democrazia nessuno ha il diritto di dare patenti di legittimità agli avversari e indicare chi ha, e chi non ha il diritto di parola e di manifestare pacificamente le proprie idee». Per il senatore del Pdl Giorgio Bornacin, che ha presentato un’interrogazione sull’argomento a Palazzo Madama, «quanto è accaduto a Genova è scandaloso. Con la loro violenza, i facinorosi decidono chi può parlare e dove, e minacciano con la violenza la regola fondamentale della democrazia che è quella della libertà di espressione per tutti. Così - conclude Bornacin - Genova assomiglia sempre più a Kabul dei talebani».

Totale vicinanza a Plinio e «Destra domani» viene espressa anche dai consiglieri comunali Giuseppe Murolo (Pdl) e Gianni Bernabò Brea (La Destra).
Il convegno, comunque, non si fa. La libertà, invece, si fa. Da parte.

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