"In piazza per riequilibrare i poteri"

Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano: "Manifestare è sempre un’occasione di democrazia e di espressione di idee. Così si richiama tutti al rispetto delle regole. Ma non deve essere una guerra contro la magistratura"

"In piazza per riequilibrare i poteri"

Roma - «Il centrodestra basa la propria forza sul consenso popolare. Tale consenso non è detto debba manifestarsi esclusivamente con una scheda nell’urna, ma anche attraverso il sostegno a una decisione». Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ex magistrato, non esclude la possibilità di una manifestazione popolare per sostenere le iniziative intraprese da esecutivo e maggioranza in materia di giustizia. «La piazza - dice - è da sempre un’occasione di democrazia e di espressione di idee. Ritrovarsi in piazza può essere un modo per approvare il riassetto dei poteri».

Piazza sì, dunque?
«Non mi scandalizza la piazza: chi ottiene il consenso ha il diritto e il dovere di governare. Se ci fosse questa manifestazione non deve essere una dichiarazione di guerra alla magistratura, ma un richiamo al rispetto delle sue prerogative».

In fondo, anche il presidente della Camera Fini ha sostanzialmente difeso l’attività del governo.
«Le mie valutazioni riprendono la distinzione operata da Luciano Violante nel libro Magistrati. La magistratura ha un profilo di potere e un profilo di funzione. Lo sforzo che dovremmo fare è che il potere non si trasformi in strapotere. Sanzioni i comportamenti illeciti dei politici, ma non pretenda di dettare tempi e modi alla politica».

Può spiegare meglio?
«Quando un procuratore della Repubblica come è accaduto a Siracusa mette sotto indagine i comandanti delle unità navali che contrastano l’immigrazione clandestina sta esercitando uno strapotere perché pretende di condizionare l’attività del governo».

Come intervenire?
«Bisogna stabilire chi e come deve governare. Serve una maggiore tutela delle alte cariche dello Stato e questa esigenza è condivisa da molti in Parlamento tranne che da Di Pietro. Anche il Pd converge anche se sotto elezioni i contorni tendono a sfumare».

Che cosa si intende per magistratura come funzione?
«Il problema non sono solo i processi contro Berlusconi. Il contraltare dei magistrati ormai è rappresentato dai presidenti di Regione, dai sindaci, dai primari ospedalieri piuttosto che dai ladri. Il loro lavoro è più orientato e questo va portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Bisogna distinguere tra chi esercita uno strapotere e chi si impegna nel contrasto alla criminalità».

Non è un mistero, tuttavia, che la procura di Milano si concentri anche troppo sul presidente del Consiglio.
«Un problema che si può affrontare con la legge sul legittimo impedimento con la quale si sospendono i procedimenti senza estinguerli, un passaggio che trova la condivisione dell’Udc e di parti del Pd».

Bersani, però, sembra aver chiuso tutte le porte.
«Dichiarazioni che risentono dell’imminenza del voto. Un tentativo per arginare l’erosione di consensi da parte dell’Idv e della sinistra radicale. La proposta di reintroduzione dell’immunità parlamentare porta anche la firma della senatrice Chiaromonte, segno che la sensibilità c’è pure nel Pd».

Che fare?
«Evitare che la giustizia sia sempre il tema principale dell’attività politica e che Berlusconi sia il centro dell’attività dei magistrati. È un circolo vizioso che non può reggere».

Come lavorerete?
«Se c’è un limite di due anni per le indagini, è consequenziale fissarne uno di dodici per i tre gradi di giudizio. Non sta bene che un processo si fermi per le decisioni di un giudice. Poi l’accertamento delle responsabilità dei magistrati dovrebbe passare dal Csm a un’autorità terza che ponga fine a una situazione di impunità. Questi punti potrebbero essere sottolineati nel corso di una manifestazione».

Da ex magistrato crede nel collateralismo tra media, politica e magistratura?
«Vi sono aree della magistratura ideologizzate che non cercano sponde nel partito ma

in se stesse. Se il Csm determina le carriere, esercita i poteri disciplinari e indirizza l’amministrazione della giustizia con le circolari, un magistrato di sinistra e ideologizzato trova già lì la propria protezione».

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