Lo Piccolo, boss dei boss tradito da un picciotto

Il boss Salvatore Lo Piccolo catturato ieri mattina insieme al figlio e ad altri due latitanti. Il blitz durante un vertice del clan in una villa nel Palermitano. La pista nata dalle rivelazioni di "Rolex", l’ex braccio destro del capomafia

Lo Piccolo, boss dei boss 
tradito da un picciotto

Palermo - Per un istante ha pensato che fosse finita. Che quegli uomini armati che avevano fatto irruzione fossero dei killer. Poi, quando ha capito che si trattava di poliziotti, ha cercato di salvare il salvabile, di buttare nel water «pizzini», i bigliettini, e appunti. Quindi si è arreso. Freddo, impassibile, da autentico capomafia. Al contrario del figlio «Sandrino» che invece è scoppiato a piangere.

È finita secondo copione, nel garage di una villetta di contrada Giardinello (Carini), a un tiro di schioppo da Palermo, la latitanza di quello che il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e gli inquirenti considerano l'erede più probabile di Bernardo Provenzano: Salvatore Lo Piccolo, 65 anni, latitante da 24. Con lui in manette anche il figlio, Sandro Lo Piccolo, 32 anni, ricercato dal 1998 per omicidio e mafia. Sorpresi nello stesso casolare anche Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi, ritenuti dagli inquirenti «reggenti» del quartiere Brancaccio e di Carini. In arresto con l'accusa di favoreggiamento anche un incensurato, Filippo Piffero, proprietario della villa.

L'intervento degli uomini della Catturandi, ieri mattina, ha sventato un summit. Nella villa, su un divano, i poliziotti hanno trovato un borsone con 8 pistole, di cui una, con matricola abrasa, rubata tempo fa alla polizia. E armati erano anche i partecipanti al vertice. Da giorni quella casa era sotto controllo. Grazie a un'«indagine tradizionale», come ha rimarcato il questore di Palermo Giuseppe Caruso, gli agenti hanno individuato la villa utilizzata per i summit. Ieri mattina, pedinando Adamo e Pulizzi, hanno avuto la certezza della riunione e hanno fatto irruzione. «Indagine tradizionale», ha detto il questore. Ma ieri è circolata l'indiscrezione che a «tradire» i Lo Piccolo portando alla loro cattura sia stato Francesco Franzese, l’uomo Rolex, così soprannominato perché al momento dell’arresto ad agosto sono stati trovati 15 Rolex a casa sua. Probabile che proprio i «pizzini» sequestrati a Franzese abbiano contribuito alla localizzazione della villa. Dopo l'arresto, davanti alla Squadra mobile, si sono ripetute le scene di giubilo già viste in occasione della cattura di Provenzano. E ora si teme l'avvio di un'altra stagione di sangue per stabilire nuovi equilibri. Se, infatti, a livello di vertice è il latitante trapanese Francesco Messina Denaro quello che sembra l'unico in grado di assumere la leadership, a livello palermitano la partita è tutta aperta.

Lo Piccolo, con il «placet» di Provenzano, lavorava al ritorno degli «scappati», i perdenti della guerra di mafia dei primi anni '80 decimati dai corleonesi e fuggiti negli Usa. Gli americani, secondo le indagini stanno tornando. Ma l'arresto di Lo Piccolo rimette tutto in discussione.

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