Ormai è guerra aperta. «Quando si vince, bisogna avere il coraggio di aprire una fase nuova». Nonostante i tentativi del segretario metropolitano del Pd Roberto Cornelli, Stefano Boeri non ha nessuna intenzione di deporre il piccone per rottamare se non l’intero partito, quantomeno la sua classe dirigente. Con militanti ed elettori del centrosinistra che non riescono più a nascondere il loro smarrimento. Non vincevano da vent’anni (a parte l’episodio Penati in Provincia) e il giorno dopo la conquista di palazzo Marino sono già alle prese con un partito in cocci. Come testimoniato dai loro interventi ieri mattina al microfono aperto di Radio popolare durante lo scontro in diretta tra Boeri e Cornelli a conferma di una rottura ormai insanabile. «Prima - l’accusa di Boeri a Cornelli - discutere di progetti. Concretamente. Poi ridefinire subito e di conseguenza la segreteria, mentre voi pochi giorni fa l’avete rifatta con logiche a me lontane e senza coinvolgere i circoli». Scarsa democrazia interna e vertici troppo legati alle poltrone. Con Cornelli che ribatte di non aver intenzione di fare un passo indietro. «Nessuna riorganizzazione della segreteria. Nel partito non è sentita come una priorità». Anche perché «avverrà naturalmente tra un anno, per naturale scadenza: adesso è il momento di concentrarci su problemi veri». Nessuno spazio di mediazione, nessuna terra di mezzo dove potersi incontrare. Con Boeri che torna a chiedere un cambio di passo che deve partire proprio dalla ridefinizione dei vertici, «per non accontentarci di come oggi il Pd lavora, perché è troppo distante dai cittadini». Piccata la replica di Cornelli: «È curioso che qualcuno voglia metter da parte, e senza alcun motivo politico, una segreteria che ha portato alla vittoria delle elezioni». Ancora aperto lo scontro sull’invito a Boeri per il primo appuntamento della nuova segreteria metropolitana fissato per lunedì come «invitato permanente». Barocca definizione inventata per rimediare allo sgarro di non aver voluto Boeri, il recordman delle preferenze per il Pd, nella stanza dei bottoni. Peccato, si è nuovamente lamentato Boeri, «che coincida esattamente con la riunione per Expo, già programmata da settimane». Cede Cornelli, «sposteremo l’incontro settimanale della segreteria in un giorno che possa favorire la partecipazione anche di Stefano Boeri». Si vedrà. Mentre sull’utilità del dibattito, Cornelli spiega che «per Milano la linea già esiste ed è il programma di Pisapia con cui si sono vintele elezioni». Per Boeri «un conto è il programma, un conto è capire concretamente come muoversi». E sottolinea che la carica di assessore non gli impedirà «di restare e occuparmi del Pd, né da rottamatore né da rottamato: continuerò a fare proposte per un cambio di marcia che al momento proprio non vedo».
Per Roberto Caputo, vicecapogruppo del Pd in Provincia e rappresentante dell’anima socialista, la nuova segreteria nominata dalla direzione provinciale s’ispira al Gattopardo, cambiar tutto per non cambiare niente. «Il metodo è sempre quello.
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