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A piedi col trench, in macchina col Driving coat

Milano«It’s raining cats and dogs» dicono gli inglesi quando la pioggia vien giù a secchiate. Un tempaccio che non spaventa i «Wheather boys» di Cristopher Bailey, bravissimo direttore creativo inglese della maison Burberry che essendo nato nel West Yorkshire conosce l’importanza di proteggersi da una meteorologia sempre più capricciosa. Non per niente ieri ha fatto sfilare un’insuperabile serie cappotti e giacconi progettati per essere la coperta di Linus in caso d’intemperie. Dal trench al montgomery sia in nylon lavorato sia in tweed, dai giubbotti ricoperti di visone ai caban scozzesi in bellissime tonalità energetiche, al girocollo in maglia spalmata, sono tanti i pezzi irresistibili per il prossimo inverno. Compresi mocassini e stringate di pelle e di camoscio dotati di suola di gomma bianca o ambra di tre centimetri. Alcune di queste meraviglie sono già ordinabili con consegna entro due mesi sul «clic to chat» e «clic to call» di Burberry, servizio attivo ventiquattro ore su ventiquattro.
Chi ieri sera s’è connesso con il sito www.sivigliastyle.com ha potuto invece assistere in diretta al concerto live e alla sfilata organizzata dal brand Siviglia negli spazi dell’Hangar Bicocca, uno dei luoghi che il New York Times ha indicato come imperdibile in caso di arrivo a Milano, unica città scelta in Italia. Di scena in questo magnifico fashion party, le collezioni per il prossimo inverno: per l’uomo, giubbotti antifreddo in tessuto cerato con inserti di pelle nei colori della campagna inglese, giacche in velluto lavato o stampato a macro check scurissimi, cardigan in lana di yak e camicie dal fit asciutto oltre a proposte di sapore militare e metropolitano. Per lei tessuti pregiati di aspetto maschile, fiori allover su abiti, gonne e top e pantaloni in jersey punto tessuto molto skinny. Per tutti, i nuovi bellissimi occhiali che Siviglia ha lanciato proprio in questa occasione.
«I eat culture» è la scritta che campeggia su una T-shirt di Frankie Morello sotto un gustoso hot dog che al posto della carne contiene la Divina Commedia. Segno di una fame di conoscenza che i giovani vorrebbero e dovrebbero colmare. «Molti però non se ne possono cibare perché questa nostra epoca considera inutili l’arte e la cultura» dicono con un po’ di sano pessimismo gli stilisti Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti prima di mandare in passerella ballerini della Scala con corpi messi a nudo e glorificati dal costante esercizio e una collezione fantapocalittica con giacche «strappate», maglioni tagliati che diventano gilet, pulloveroni tricottati lunghi come tuniche, sciarpe con i ferri da maglia ancora infilati, coperte a mo’ di poncho e borsoni di plaid. Insomma le riflessioni sulla società irrompono con forza nelle sfilate di Milano Moda Uomo.

Carlo Pignatelli pensando ai papà e ai loro diritti li trasforma in coraggiosi highlander con tanto di kilt e di zainetto porta-bambino mentre la cultura della velocità che tormenta la vita contemporanea motiva il Driving coat di Fay, giaccone in tessuto tecnico o in pura lana vergine idrorepellente, con tanto di gilet interno staccabile dotato di strategici soffietti e spacchi per agevolare i movimenti.

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