Piero, il macellaio amico del «Prez» che sogna la stella

Piero, il macellaio amico del «Prez» che sogna la stella

Bistecche con l’osso e nodino di vitello. Le serve ogni settimana al patron del Genoa Enrico Preziosi, Piero Casagrande il macellaio di Piazza Soziglia: cuore e anima venduti al Grifone, una passione autentica che si mischia a quella del suo lavoro. Da tre anni a questa parte Piero, che ha sulle labbra quella inflessione dialettale genovese che profuma di storia, è diventato il fornitore ufficiale del suo presidente per il quale nutre una ammirazione speciale: «La prima volta che è entrato nel mio negozio ero emozionato tanto da non riuscire a parlare - racconta Piero -. Pensi che quando è arrivato, è entrato in bottega anche un mio amico napoletano. Scherzando gli ho detto: “Attento presidente che questo è un terrone”. Ero così agitato che non ricordavo Preziosi fosse di Avellino».
Una bistecca via l’altra e il rapporto cliente-negoziante è diventata una vera e propria amicizia tanto che il macellaio quella carne gliela vorrebbe regalare, ma Preziosi non ne vuole sapere e salda sempre il conto («Io gli dico sempre che i suoi soldi non li voglio, preferisco siano spesi nel Genoa»). Un legame culminato con inviti reciproci a cena e qualche confidenza anche sul futuro del Grifone: «La cosa che ammiro di più in lui è proprio la semplicità nell’approccio con la gente: è una persona per bene, aperta al confronto, alla battuta e allo scherzo».
Casagrande di Genoa se ne intende, lo ha visto in tutte le salse e in tutte le categorie. «Dopo tanti anni di militanza genoana non c’è mai stato un presidente che abbia saputo gestire la società così bene. È paragonabile a quello che è stato Paolo Mantovani per la Sampdoria. Lo dipingono come un faccendiere? Ma và, è uno che come tutti noi genoani, ha la fede rossoblù cucita addosso». Piero è uno che ti racconta del traghetto per Olbia; delle prese in giro dei cugini all’epoca della presidenza Fossati con quel «Fossati resta» esposto durante un derby in gradinata Sud; l’esodo dell’89 a Modena con il gol di Briaschi e lo spareggio di Firenze con il Padova di Alexi Lalas. Ti parla di tutto con l’animo del guerriero, ma anche con una punta di incazzatura per quei tifosi che oggi hanno ancora da recriminare sulla gestione dell’attuale società: «Questi non si rendono conto di cosa abbia fatto Preziosi. Non ha mollato neanche in serie C e oggi ci fa stare tranquilli, in serie A a lottare per l’Europa - commenta -. Si dimenticano che in questa città nessun industriale ha avuto davvero il coraggio di salvarci? Lui che è stato tanto vituperato per quello che ha fatto, se messo in confronto con altri presidenti è da considerarsi un giglio». E allora? Che futuro dare al patron del Grifone? «Sindaco, lo voglio sindaco: i voti glieli cerco io», dice tra il serio e il faceto.
Preziosi il presidente e Preziosi l’amico: quello che quando entra in negozio devi chiamare i colleghi degli esercizi vicini perché altrimenti si offendono. C’è chi porta una bottiglia, Piero taglia il salame e via a chiacchiere rossoblù: «La sera che è stata inaugurata la Fondazione, prima è passato da noi insieme a Giambattista Pastorello. Lo abbiamo fatto divertire e forse anche un po’ bere, tanto che il giorno dopo è venuto per dirmi che, prima di incontri ufficiali, non sarebbe più passato dai macelli di Soziglia». Piero, dopo quattro anni di carne macellata per il presidente, ancora si emoziona se pensa al suo cliente d’autore. Di aneddoti del Preziosi uomo ne ha tanti, ma li tiene per sé. Si carica in vista del derby e trasmette la passione a tutti i clienti che entrano in bottega.

Ricorda con fierezza il «tre su tre» che ha fatto impallidire i cugini e continua a sognare: «Al Signore ho chiesto di farmi vivere abbastanza per vedere la stella. A Preziosi ho chiesto di fare presto a farmela vincere: il Signore non può aspettare in eterno».

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