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Del Piero: «Non sbaglio le partite decisive»

Alex al settimo cielo: «Mai provata un’emozione così grande in 20 anni di carriera. Ho sempre creduto in me»

nostro inviato a Duisburg

Quella porta magica è tornata a gonfiarsi undici anni dopo. Il 13 settembre 1995 la pennellata di Del Piero fu il primo atto della cavalcata della Juventus di Marcello Lippi verso la Champions League. Martedì sera, il tocco di piatto destro al 121’ di Italia-Germania è stato l’ultimo passo verso la finale del Mondiale. E anche il gol numero 27 di Alex, che eguaglia un altro celebre 10 del nostro calcio, quel Roberto Baggio che dodici anni fa ci trascinò alla finale di Pasadena. Un altro gol alla Germania, come quattro mesi fa nell’amichevole di Firenze, l’unica personale su azione nell’era Lippi dopo il rigore del settembre 2004 in Moldova. Tante, forse troppe coincidenze che lasciano ben sperare.
Ma Del Piero, diventato quarto cannoniere azzurro della storia, vuole ancora pensare alla serata di martedì. «Non ho mai avuto una scarica di emozioni così grande in venti anni di carriera, non capita tutti i giorni di disputare una semifinale mondiale», ha detto ieri mentre all’ora di pranzo di ieri ha raggiunto con un’auto degli sponsor la moglie Sonia nell’hotel Radisson Sas Park di Düsseldorf dove da un mese «vivono» molti familiari dei giocatori. La scorsa notte ha fatto baldoria con i compagni di squadra, i familiari e il gruppo dei «federali», ieri si è concesso una bella passeggiata con Sonia.
L’urlo dopo il primo sigillo del suo Mondiale è molto diverso da quello dell’Achille confinatosi sulla collina o di quel calciatore «travestito da qualcun altro» che chiedeva solo di giocare in un ruolo più suo. Del Piero vorrebbe fissare per sempre quel momento fantastico. «In quell’urlo c’era tutto», ha detto a caldo dopo la sfida con i tedeschi. E quel gol che, come è stato scritto sul sito della Tv «Al Arabya», è stato «il colpo di grazia alla Germania». Ha sempre qualcosa da dimostrare, nonostante il lungo curriculum e il gran numero di vittorie. «Mi manca solo questa Coppa», ha confessato quasi sottovoce Del Piero. E vorrebbe metterci le mani. Anche per cancellare i brutti momenti dell’azzurro più cupo, come i due gol falliti a Rotterdam nell’ultima finale della storia azzurra, quella degli Europei del 2000.
«Quando ho deciso di farlo entrare, ho detto a quelli della panchina: ora farà il gol della vittoria, si vedeva che voleva mettere la firma su questa partita», la rivelazione di Lippi dopo i supplementari. «Io ho sempre creduto in me stesso, nelle partite decisive ci sono sempre e segno – la conferma di Del Piero -. È un premio per tutto quello che faccio. Ho dentro una forza che mi sorregge al di là di tutto quello che mi accade». E quell’angolo di porta, già violato undici anni fa, rappresenta l’ennesima personale rivincita. «Del Piero entra dalla panchina e lascia il segno, è un grande uomo e calciatore», ha confermato ieri Cannavaro.

Ora Alex magari sogna di ripetersi, se lo facesse a Berlino anche il suo mondiale avrebbe la consacrazione definitiva.

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