Nel marzo 1965 Bob Dylan fu consacrato star internazionale del folk. Tornò dall'Inghilterra con quattro album nella hit parade inglese e al primo posto Bringin' It All Back Home, con la sua sorprendente facciata A elettrica. I concerti acustici britannici erano stati un clamoroso successo ma lui guardava avanti, non si sentiva più il profeta della protesta... Quegli spettacoli acustici gli erano stati imposti e lui, come disse Joan Baez, «non si era mai sentito così scontento». Contro le pressioni del mondo della musica popolare si era già scagliato scrivendo Maggie's Farm ma, tornato nella campagna di Woodstock, mentre la Columbia Records e il suo manager Albert Grossman cercavano di tramutare la pubblicità dell'ultimo periodo in dollaroni, Dylan buttò giù il testo più violento e rabbioso contro il mondo, quello che avrebbe generato Like a Rolling Stone, la canzone più importante della storia del rock, che quest'anno compie mezzo secolo. «Fu come un lungo conato di vomito - disse dello stato d'animo in cui compose quel brano -; tutto il mio persistente odio era talmente diretto da essere sincero. Alla fine non era odio. Vendetta era il termine più appropriato». Vendetta contro la canzone di protesta e le sue ipocrisie. Una tempesta che con le sue domande fa piazza pulita di tutte le certezze e rivela un migliaio di strade nuove. «Non avevo scritto niente di simile prima - disse Dylan - e all'improvviso compresi che era quello che dovevo fare. Dopo averla scritta non mi interessava più scrivere un romanzo o un dramma. Perché era una categoria completamente nuova. Voglio dire che nessuno prima aveva veramente mai scritto delle canzoni».
Il brano parla di una studentessa ricca e viziata che perde tutto e si ritrova sola e senza nulla. Come ci si sente in questa situazione, si chiede Dylan? Di chi si parla nel brano? Chi sono quei personaggi oscuri come la Miss Solitaria o Napoleone in stracci? Greil Marcus, che ha scritto il libro Like a Rolling Stone, sostiene che sia lo stesso Dylan che fa vacillare ogni pregiudizio con la domanda: «come ci si sente?»... E poi c'è la musica, un'onda d'urto che ti colpisce come un pugno nello stomaco con quel colpo di batteria che sembra uno sparo, quell'organo liquido di Al Kooper (che proprio quel giorno, in sala di incisione, si era seduto per la prima volta all'Hammond scoprendone le potenzialità), con la chitarra blues di Mike Bloomfield, con la batteria di Bobby Gregg e su tutto la voce primitiva e perfida di Bob. Tutte le take di prova del pezzo sono documentate e trascritte nel libro di Marcus che alla fine dirà: «È più facile immaginare che credere che il disco sia stato veramente realizzato, che loro lo abbiano catturato, girando attorno alla canzone come cacciatori che circondano un animale che è sfuggito loro una dozzina di volte. Una volta che è accaduto sembrerà inevitabile. Ma tutti i buoni motivi del mondo non riusciranno a farlo accadere di nuovo». Il brano, lungo sei minuti, uscì anche come 45 giri (dapprima spalmato su due facciate, il 24 luglio 1965 entrò in classifica) e riscosse un enorme successo in radio e nei juke box e da allora il mondo del folk non fu più lo stesso. Persino Simon & Garfunkel, che avevano inciso l'anno prima Sound of Silence acustica, la rilessero aggiungendo chitarra, basso e ba tteria nella versione che trionfò ne Il laureato. In quello stesso 1965 Dylan fu obbligato per contratto ad esibirsi al Festival Folk di Newport, dove diede scandalo. Accompagnato dalla band, suonò Like a Rolling Stone con un tale frastuono da sconvolgere i puristi (si dice che Pete Seeger girasse dietro al palco con una scure cercando di tagliare i fili degli amplificatori) e da doversi ritirare dal palco seguito da un infernale mix di fischi ed applausi. Like a Rolling Stone è criptica ma è un'entusiasmante sfida: promette un nuovo P aese, «ora tutto quello che devi fare è trovarlo. Il motore è a pieni giri. Il serbatoio è pieno».
Quell'anno i soldati in Vietnam passarono da 27mila a 170mila, ci fu la grande marcia della pace con Martin Luther King, fu ucciso Malcolm X e riesplosero i conflitti razziali come il dramma di Watts. Andavano per la maggiore i Beatles con Eight Days a Week e Yesterday (ma un brano con gli archi era r'n'r?), i Rolling Stones portarono al successo Satisfaction e la protesta fu cavalcata da Barry McGuire con Eve of Destruction . Accadde anche una cosa strana, i Byrds rivisitarono in versione psichedelica, con enorme successo, la dylaniana Mr. Tambourine Man. Ma Like a Rolling Stone era un'altra cosa; non solo un p ezzo musicale, ma un passo in più oltre la comprensione del pop, era l'essenza del nuovo rock. Scrisse il compositore Michael Pisaro: «Come un contatore Geiger che sviluppa una volontà tutta sua, essa oscilla tra il tentativo di registrare il terremoto che sta per arrivare e il tentativo di farlo accadere. Questo è il punto in cui la canzone rivendica l'eternità».
Quell'eternità che ha guadagnato da sola, o attraverso le mille cover (compresa quella degli Articolo 31 citata anche da Marcus), attraverso le celebrazioni del cinquantenario (proprio in questi giorni in cui Bob è in cima alle classifiche con il suo omaggio a Sinatra) che comprendono anche il libro di racconti italiano Dylan Skyline in uscita per Nutrimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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