da Roma
«Per il triennio 2009-2011 si prospetta una manovra correttiva netta che raggiungerebbe nellultimo anno i 24 miliardi di euro, finalizzata allobiettivo del pareggio di bilancio». La politica economica del governo Prodi fa acqua da tutte le parti. Il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro, non ne ha fatto mistero nellaudizione sul Dpef presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Ma quel che più preoccupa è la possibilità di manovre correttive e, quindi, di nuove o maggiore tasse dal 2009 in poi.
Giudizio allarmato. «Una lettura attenta delle stime di finanza pubblica per il 2007 sospinge a un giudizio più allarmato sulle tendenze in atto, confermando tutte le preoccupazioni sulle difficoltà di controllo della spesa pubblica», ha detto Lazzaro. Lallarme lanciato dal presidente dellorgano di magistratura contabile mette in evidenza linsostenibile leggerezza delle scelte del ministro Padoa-Schioppa. In primo luogo, latteso miglioramento dei conti nel 2007 è «per intero ascrivibile allaumento delle entrate e della pressione fiscale (che raggiungerà il 42,4% questanno dal 40,6% del 2005, ndr)». Il rigore nella spesa, perciò, è stato più formale che sostanziale.
Europa tradita. «Il Dpef disattende» le indicazioni della Commissione Ue «prefigurando un miglioramento del saldo strutturale (deficit/pil, ndr) di solo lo 0,2%», mentre per Paesi con un elevatissimo debito pubblico come lItalia Bruxelles prescrive un ritmo di aggiustamento dello 0,5% annuo. «Una correzione 2008 delle dimensioni richieste dal Patto di stabilità - ha sottolineato Lazzaro - avrebbe comportato una manovra dellordine dei 10 miliardi, che avrebbe alleggerito significativamente il percorso successivo». Si tratta di «una scelta non isolata nel contesto europeo» ma che espone lItalia a «rischi molto alti» a causa del suo elevato indebitamento.
Fuori dalle regole. «Lallentamento della politica di bilancio si colloca al di fuori delle regole che suggeriscono di forzare le azioni di riequilibrio dei conti proprio quando leconomia marcia più speditamente». È questo, secondo il presidente della Corte dei conti, il grave errore commesso da Prodi e Padoa-Schioppa: allargare i cordoni della borsa anziché accelerare lazione di risanamento. Come ha detto Lazzaro, «appare molto problematica» la realizzazione di una manovra 2008 a costo zero fondata sulla revisione dei capitoli di spesa. Soprattutto se si tiene conto che la prossima Finanziaria dovrà trovare copertura a oltre 21 miliardi di impegni presi.
Le entrate. Il peccato originale del Dpef è la «netta separazione» tra entrate e spese. Lazzaro ha evidenziato come sul versante tributario «manchi la quantificazione degli obiettivi di riduzione del carico tributario così come manca una quantificazione del maggior gettito atteso dal contrasto dellevasione». Lo strumento degli studi di settore, invece, rischia di rimanere «inapplicato» dopo lok alla mozione del Senato che ne impone al governo una rivisitazione. Perciò, ha concluso Lazzaro, è necessario ripensare gli studi poiché la loro applicazione è condizionata alla ricaduta in termini di consenso.
La spesa. A tutto questo si dovrà aggiungere il finanziamento «interno» di maggiori spese (21 miliardi nel 2008 e 19 negli anni successivi). Sarà necessario, quindi, operare dei tagli al netto delle spese per interessi sul debito, per le pensioni (Lazzaro ritiene «ineludibile» un innalzamento delletà pensionabile) e per lassistenza sanitaria. Ciò implicherebbe un taglio del 9,9% della spesa corrente e, secondo la Corte dei conti, appare difficile raggiungere un simile obiettivo considerato che nelle ultime due Finanziarie non si è mai andati al di là del 3 per cento.
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