Controcultura

PIETRO IL GRANDE

La storia dei Romanov, che a èStoria viene raccontata oggi da Jean des Cars, Sergio Romano e Armando Torno è iniziata, come spesso accadeva nella Russia d'antan, con una presentazione di spose. Ivan IV (1530-1584), più noto come Ivan il Terribile, aveva preso come prima moglie una Romanov, scegliendola tra le molte candidate che gli erano state proposte. Una bella ragazza di nome Anastasia, fiorente e all'apparenza fuori dai giochi di corte. Gli diede sei figli e introdusse i Romanov nella discendenza reale. Dopo la morte di Ivan e del suo (inetto) erede Fëdor I scoppiarono violentissimi torbidi. Alla fine l'unico possibile zar risultò essere il piccolo Michele Romanov (1596-1645), pronipote di Anastasia. Fragile e malato, rientrò in una Mosca in cui i palazzi imperiali erano ormai in rovina. Però riuscì a cementare attorno a sé i boiardi. Il suo fu, quindi, un regno tranquillo, a parte la necessità di battere un falso nipote di Ivan il Terribile. Ma fu questione risolta in fretta: il «Piccolo Brigante», 4 anni, fu impiccato alle mura del Cremlino.

Era iniziata l'era dei Romanov che durò sino alla Prima guerra mondiale. A caratterizzarlo furono costanti di lungo periodo. Innanzitutto la Russia restò sempre un'autocrazia. Il carisma del sovrano era l'unico collante di un territorio sempre più grande. Lo zar doveva avvolgersi di sacralità. Ma al contempo soddisfare la necessità di una corte ad alto tasso di divertimento (spesso alcoolico). Il popolo vedeva nello zar un padre lontano ed era sempre pronto alla rivolta verso i «cattivi»: ovvero i nobili. La monarchia si reggeva su questo complesso bilanciamento. Che comportava, ogni tanto, anche di lasciare che qualche boiardo o qualche ministro che aveva esagerato nel pigiare il piede sulle tasse venisse linciato. Nel 1918 questo gioco non era più praticabile.

MSac

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