Di Pietro prova a sganciarsi dall’Unione e in Abruzzo va subito all’opposizione

da Roma

Puntare le proprie fiches prima del «rien ne va plus», cioè prima che Prodi e la sua maggioranza restino vittime delle contraddizioni interne. Solo in questa maniera si possono spiegare le ultime due sortite politiche di Antonio Di Pietro e dell’Italia dei Valori: l’appoggio al movimentismo di Beppe Grillo e l’uscita dalla maggioranza di centrosinistra della Regione Abruzzo.
Cominciamo dalla fine. Ieri il coordinatore abruzzese di Idv, Alfonso Mascitelli, ha annunciato l’abbandono dell’Unione, mozione votata dal congresso regionale del partito. Il governatore Ottaviano Del Turco all’Aquila continuerà a contare su un numero di consiglieri quasi doppio rispetto alla Cdl, ma la tempistica è singolare.
«Abbiamo preso atto di una crisi politica e istituzionale della giunta - spiega Mascitelli - ma c’è un collegamento con il corso nuovo imposto dal presidente Di Pietro, ovvero non essere più subordinati a collocazioni ideologiche». Se il centrodestra non potrà affermare di avere iniziato a fare campagna acquisti, si tratta comunque di un ulteriore scollamento provocato dalla lotta intestina tra il presidente del Senato, Franco Marini, e Del Turco per la guida del Pd a livello locale.
E veniamo al secondo punto: salvarsi prima di essere costretti a raccogliere le macerie che Prodi lascerà alle sue spalle. Il comico genovese sembra in grado di captare il consenso di molti scontenti e Antonio Di Pietro è stato il primo ad accorgersene in tempi non sospetti. Ancora ieri ha difeso Grillo dagli strali dei suoi detrattori. «Ha risvegliato la coscienza politica degli italiani», ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture.
Ma, eccezion fatta per la comune esperienza di moderni tribuni della plebe, come si sono avvicinati questi nuovi Gracchi? Bisogna tornare indietro alla fine del 2005: le primarie sono state avare di soddisfazioni per il candidato Di Pietro, piazzatosi al terzo posto dietro Prodi e Bertinotti. Allo stesso tempo, il blog di Grillo riscuote successo proponendo un programma moralizzatore contro le candidature di inquisiti, molto simile a quello dipietrista.
Prima mossa: Di Pietro crea un blog a immagine e somiglianza (a detta delle malelingue di Internet) di quello di Grillo. Seconda mossa: nel febbraio 2006 l’ex magistrato firma una sorta di «impegnativa» nei confronti dei cittadini promossa dai fan del Savonarola di Genova. Grillo resta sempre in posizione defilata evitando le blandizie della politica e pronto a colpire con i suoi monologhi. Ma offre a Di Pietro un sostegno importante raccogliendo sul suo sito Internet e in altre manifestazioni gli sfoghi del ministro contro l’indulto e contro la giustizia alla Mastella.


Il ministro ricambia nominando Grillo suo rappresentante all’assemblea di Telecom come difensore dei diritti dei piccoli azionisti. Poi il «V-Day». Da tempo si sprecano i retroscena su una discesa in campo congiunta. Ma che cosa faranno le falangi dipietriste, dove gli ex Dc-Ppi-Dl sono numerosi? È ancora un mistero.

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