Cronaca locale

La pillola dell’aborto spacca l’Unione

La mozione dei Ds per introdurre il farmaco affossata con i «no» della Margherita, che accusa Sarfatti

Unione in pezzi anche in Regione. A spaccare il centrosinistra questa volta è la cosiddetta pillola abortiva su cui le diverse posizioni dello schieramento provocano un’inevitabile frattura. Con la Margherita che usa toni durissimi contro il portavoce Riccardo Sarfatti e dà manforte alla maggioranza che respinge lo sdoganamento della Ru486.
Il vaso trabocca ieri in serata quando l’aula boccia l’ordine del giorno presentato al consiglio regionale dai Ds con la richiesta di introdurre in Lombardia la pillola. La richiesta è perché «la giunta compia tutte le iniziative necessarie affinché la pratica dell’interruzione di gravidanza farmacologica possa essere introdotta come possibile alternativa all’aborto chirurgico per le donne lombarde». In calce c’è anche la firma di Antonella Maiolo, il sottosegretario alla presidenza regionale targato Forza Italia che, per l’occasione, veste i panni del battitore libero. Più scontate quelle del portavoce dell’Unione Riccardo Sarfatti e del consigliere del Partito dei pensionati Elisabetta Fatuzzo. Il voto è una Caporetto e la richiesta è bocciata senza possibilità di appello. Quarantatré i voti contrari, 2 gli astenuti, 18 i favorevoli. Chiuso il voto comincia la bagarre. E il regolamento di conti. Comincia Forza Italia con il capogruppo Giulio Boscagli che puntualizza piccato come la posizione della Maiolo «non sia quella del partito, visto che molti consiglieri azzurri sono contrari». Contrari ma invece compatti An e Lega. «La mia posizione - spiega l’assessore alla Sanità, Alessandro Cè - non è favorevole alla sperimentazione. Ci sono dei percorsi molto stringenti per le donne che vogliono abortire. Certo hanno il diritto di farlo, ma maturano la scelta attraverso un percorso articolato in cui si evidenzia l'importanza di questa decisione». Con la pillola abortiva, secondo Cè, «è forte il rischio che questa venga scambiata con una pratica anticoncezionale, soprattutto da parte delle giovani donne».
Ma i cecchini stanno seduti anche sui banchi opposti. Come già successo per i referendum sulla procreazione assistita, la Margherita si dissocia. «Questa pillola - le parole dell’ex leader del sindacato Maria Grazia Fabrizio (Dl) - è qualcosa di invasivo, con un effetto che dura parecchie ore. Quindi non è vero che non urta le donne». E propone subito una strada alternativa. «Bisogna - aggiunge - prima di tutto parlare di prevenzione per permettere alle donne di scegliere prima e non dopo». Tutto politico, invece, l’intervento del capogruppo della Margherita Guido Galperti. Che si dissocia dalla posizione presa da Sarfatti. «L’adesione del portavoce dell’Unione Riccardo Sarfatti - tuona Galperti - è stata resa a titolo personale. E comunque non interpreta certo il pensiero del gruppo della Margherita che fino a prova contraria fa parte della coalizione dell’Unione». Sarfatti respinge l’accusa e precisa di essersi astenuto nella votazione e denuncia il fatto che il suo nome sulla copia stampata dell’ordine del giorno era stato inserito erroneamente.
Più decisa la reazione dei Ds. «Preoccupata» si dice il consigliere Ardemia Oriani. «C’è il rischio - spiega - di far arretrare la strada faticosa che le donne della nostra regione hanno compiuto per il diritto alla salute, all’assistenza e a una maternità libera e consapevole.

La somministrazione della pillola avviene in ospedale sotto stretto controllo medico e consente alla donna di evitare il ricorso all’intervento chirurgico nel rispetto delle norme definite dallo stesso ministro della Sanità».

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