Pincio, oggi il parere dei comitati Ma lo «stop» è ormai quasi certo

Ore contate per il parcheggio del Pincio. Oggi al ministero per i Beni e le attività culturali è in calendario il vertice dei Comitati tecnico-scientifici per i Beni archeologici, architettonici, paesaggistici, per la qualità architettonica e urbana e per l’arte contemporanea. Una riunione di tutti i comitati voluta dal ministro Sandro Bondi e da Salvatore Settis, presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggistici, per cercare di mettere un punto alla controversa questione del parking interrato sotto la collina del centro della capitale. La riunione di giunta sull’argomento, invece, è in programma giovedì. A un quadro già ricco di polemiche sia politiche che nella società civile, si è aggiunto domenica il commento dell’ex sindaco, Walter Veltroni, che da Cernobbio ha parlato di un «Paese malato di conservatorismo» riferendosi come esempio proprio al probabile stop dei lavori per la costruzione del parcheggio. Il tema si è così gonfiato che ieri se n’è occupato persino il quotidiano transalpino Le Monde, in un articolo critico sull’amministrazione di Gianni Alemanno, dove però finisce nel mirino anche Veltroni proprio per aver varato un progetto che «sembrerebbe folle», per quanto il problema del traffico a Roma resti una priorità.
In attesa del parere in arrivo dal vertice del Mibac, intanto, la contrarietà espressa esplicitamente da Alemanno sulla prosecuzione del progetto incontra il pieno favore dell’associazione ambientalista Italia Nostra, da tempo schierata contro la realizzazione del parcheggio del Pincio. Secondo Carlo Ripa di Meana e Antonio Tamburrini, presidente e responsabile romano dell’associazione ambientalista, i «no» di Bondi e Alemanno dimostrano che «il ministro e il sindaco hanno fatto una scelta di civiltà e hanno deciso che il Pincio è “un bene comune” e quindi non può essere privatizzato e svenduto». Ma oltre ad appoggiare la posizione del sindaco, Italia Nostra indica al Campidoglio la strada per non dover pagare le conseguenze dello stop al cantiere. Criticando il Soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini, ancora possibilista sulla fattibilità del progetto, per aver ignorato i ritrovamenti archeologici seppure emersi dagli scavi preliminari di sondaggio già quattro anni fa. «Si è trattato di un errore e di un’omissione», scrivono i vertici di Italia nostra, ricordando come «già dal 2004 dai sondaggi preliminari condotti dalla stessa Soprintendenza erano emerse prove inequivocabili di strutture antiche di grande rilevanza. Ma il Soprintendente Archeologico di Roma Bottini allora non se ne rese conto. E non solo lui. Tutti coloro che hanno approvato il progetto si sono comportati come se il problema archeologico non esistesse per nulla». Insomma, per l’associazione ambientalista restano validi i 17 punti di nullità contrattuale indicati all’inizio di agosto ad Alemanno e ai «cinque saggi», motivi sufficienti «per portare a una rescissione contrattuale in danno». Insomma, secondo Italia Nostra «l’attuale amministrazione comunale non deve sborsare un solo euro», ma «al contrario i danni erariali fin qui provocati dovranno essere pagati dai responsabili della precedente amministrazione».
Se l’associazione di Ripa di Meana sembra certa del verdetto, su posizioni simili si allinea il segretario generale della Uil-Beni culturali Gianfranco Cerasoli. «Appare ormai evidente a tutti che sull’affaire Pincio, il ministro Bondi abbia già maturato la decisione di dire no, in questo aiutato anche dalla posizione espressa dal Sindaco Alemanno», spiega soddisfatto Cerasoli.

E il vertice di oggi al ministero, secondo il sindacalista, è solo «l’ultimo passo per avere anche una copertura “tecnica” che avalli la decisione, ma che serve anche a liberare l’attuale amministrazione comunale da un contenzioso enorme a cui comunque è esposta».

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