Pino Daniele ricomincia da 30 «Il mio cd dedicato a Troisi»

Il cantante riunisce la sua storica band con De Piscopo e Senese e pubblica un greatest hits

da Roma

Volano sempre alto James Senese, Rino Zurzolo, Tullio De Piscopo e Tony Esposito, inarrivabili interpreti del suono nero a metà. Evviva Pino Daniele che dopo troppi anni si è deciso a richiamarli all’ordine per l’attesa reunion (ieri in una pirotecnica diretta con Viva Radio2 dal «The Place», nei negozi dal 16 maggio con il triplo cofanetto e in concerto l’8 luglio al San Paolo di Napoli, l’11 all’ippodromo Capannelle a Roma e il 21 settembre a Milano). Emozionante come uno scorcio con Vesuvio.
Si chiama Ricomincio da 30 l’antologia in vendita da venerdì che per fortuna non è la solita pappa riscaldata. Primo perché è supervisionata da Humberto Gatica, il produttore che trasformò l’indeciso jazzista Al Jarreau in una sorridente star del pop. Poi perché Daniele è riuscito nell’impresa di riarrangiare senza far danni gran parte dei suoi capolavori come Napul’è (bell’idea l’assolo di Senese) e I Say I Sto cca’ con lo scatenato Joe Amoruso alle tastiere. E poi perché ci sono quattro inediti tra cui l’ottima Anema e Core già battutissima come singolo. Può bastare?
E pensare che sono passati trent’anni da quell’amaro passaggio Napul’è na carta sporca e nisciuno se ne ’mporta che è sempre dannatamente attuale in tempi di emergenza spazzatura. Una bella responsabilità per un musicista impegnato come lui: «Napoli è una città che va risollevata - annuncia -, l’opinione comune è che è zozza e piena di camorristi e... sindacalisti, ma non è così».
Tanti successi del passato non significano necessariamente un’operazione nostalgia: «Piuttosto la voglia di tornare a far buona musica e per questo mi pento amaramente di non averci pensato prima. Il messaggio che voglio dare è che Napoli non è abbandonata a se stessa».
E a proposito di immagine Daniele critica, come fece Andreotti con i panni sporchi del neorealismo, la scelta sui film che a Cannes rappresenteranno l’Italia - Il divo di Paolo Sorrentino e Gomorra di Matteo Garrone -: «Quello che mi preoccupa è l’immagine negativa che l’estero avrà del nostro Paese. In Francia, in Inghilterra negli Stati Uniti cercano sempre di farci vedere il meglio di loro, noi no».
Meglio tornare a parlare di musica e al cd dedicato espressamente a Massimo Troisi: «Mi manca. Non ho mai voluto pubblicizzare la nostra amicizia perché sono molto geloso dei miei affetti, mi andava solo di ricordare il lavoro fatto al cinema in quegli anni». Insieme facevano faville. «Potevamo fare tutto e dire qualsiasi cosa, eravamo dinamite, mannaggia quanto mi manca».
Pino Daniele non insegue utopie come la rinascita del vinile, ma si è rassegnato all’andazzo dei tempi: il download. «Fino a dieci anni fa passavo le ore nei negozi e mi riempivo casa di dischi, ora è tutto cambiato e il supporto è entrato in crisi. Ora si scarica da internet, ma non è vero che la musica è in crisi, vivrà per sempre».
Un sound luccicante, il suo, che non abbaglia con effetti speciali. E il grande merito Daniele lo dà al cileno Gatica, uno che di suoni se ne intende: «Mi ritengo un uomo fortunato ad avere incontrato finalmente il produttore giusto, sono sei mesi che lavoriamo a questo progetto per scegliere la base giusta e i brani da riarrangiare e quelli che ho lasciato in versione originale (23 su 45). Mi sa che lavoreremo insieme ancora a lungo».


Il cofanetto - riversato negli stratosferici Universal Mastering studios di New York - è in vendita a 29,90 euro in elegante veste cartonata e trabocca di partecipazioni speciali: oltre agli storici sessionmen ci sono Wayne Shorter, Mick Goodrick, Al Di Meola, Noa, Irene Grandi e il redivivio Chick Corea che con il suo tocco vellutato fa di Che Dio ti benedica un nuovo capolavoro jazz. Bentornato Pino Daniele.

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