Pino, scatti d’ironia in bianco e nero

In «Déjà vu/déjà nu» il fotografo milanese espone una surreale raccolta di ritratti e di nudi

Barbara Silbe

Una testa quasi calva, le mani a coprire il volto, sull’ampia fronte due finti occhi, disegnati con un tratto nero, osservano acuti chi sta inquadrando. Ci metti una frazione di secondo a capire il mistero, poi ti viene da sorridere. Dietro quella maschera si cela l’illustratore Giudo Scarabottolo, fotografato con ironia da Giuseppe Pino. Sono tutti così i suoi ritratti: graffianti, insoliti, surreali. Tutti per qualche ragione colpiscono chi osserva, bucano l’obbiettivo. Tutti sono sospesi fra curiosità e simpatia, fra intromissione e rispetto. Alcuni sono ora in mostra alla Galleria Bel Vedere di via Santa Maria Valle 5, raccolti insieme ad altri scatti in bianco e nero per una delle rare antologiche dedicate al fotografo.
Il titolo della personale milanese è «Déjà vu/déjà nu»: qualche volto e qualche nudo evocativo, appunto, per un lavoro inedito che appassionerà i collezionisti e che ben spiega la sua indagine e il suo modo di vedere il mondo. Noto per essere da lungo tempo interprete del mondo del jazz internazionale, (notevole il libro che pubblicò qualche anno fa con Contrasto, dal titolo «Jazz my love»), Giuseppe Pino sfugge a qualunque classificazione forse proprio a causa del suo impegno nell’osservare la realtà da un angolo visivo non comune, quasi squarciandone il velo, entrandoci, scavando con le mani e con lo sguardo per scoprire cosa c’è dietro ogni cosa, ogni persona, ogni fremito.
Il fotografo milanese, schivo e poco allineato, si è occupato di moda, di fotogiornalismo, di pubblicità, di cinema, di arti figurative, di attualità. Detesta essere classificato dietro qualsiasi etichetta. I suoi lavori, di indiscutibile efficacia narrativa, sono stati pubblicati sulle riviste di mezzo mondo. Alla Galleria Bel Vedere, oltre ai ritratti penetranti di Giorgio Armani, Alberto Moravia, Ettore Sottsass, Franco Parenti, Trevor Howard, Gianni Berengo Gardin e altri, sono raccolti nudi che sembrano metafore, narrazioni, costruzioni logiche, rimandi a fatti realmente vissuti da chi sta dentro la scena.


La mostra, a cura del critico Roberto Mutti, è aperta fino al 22 dicembre e dal 6 al 15 gennaio 2006. Il catalogo è pubblicato da Bel Vedere Onlus. Orario d’apertura: 13-20 da martedì a domenica; ingresso libero. Info 02.4547.2468.

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