Pio XII a Roosevelt: «Accetta la resa di Badoglio»

Pio XII era «spaventato» dall’idea che i tedeschi occupassero Roma, chiedeva a Roosevelt di fare «ponti d’oro» all’Italia del maresciallo Badoglio perché si svincolasse dall’alleanza con la Germania e il Vaticano in quell’epoca era considerato dagli uomini di Hitler un centro internazionale di «spionaggio antinazista». È quanto emerge da un documento rintracciato negli archivi americani di College Park (dove sono conservate le carte della Segreteria di Stato Usa) dalla ricercatrice Michaela Sapio dell’università del Molise, presentato durante i due giorni di lavori di una commissione di studio ebraico-cristiana su Papa Pacelli, che si sono svolti vicino al Vaticano. La nota, scritta in Italiano ma priva di firma, porta una data significativa, quella del 2 settembre 1943, il giorno prima che fosse firmato l’armistizio tra il governo Badoglio e gli Alleati, poi reso noto l’8 settembre. Si parla di «colloquio telefonico duranto 24 minuti» che Pio XII avrebbe avuto il 31 agosto con il presidente americano Franklin Delano Roosevelt. Dalla durata del colloquio, si legge nel documento, «i giornalisti esteri deducono che si può trattare di argomenti urgenti e importantissimi. Si ritiene fra l’altro che il Papa, spaventato dall’idea di una eventuale occupazione di Roma da parte delle truppe tedesche e particolarmente delle SS, abbia implorato il suo amico Roosevelt di far ponti d’oro all’Italia affinché essa abbia la pace e condizioni accettabili e possa così svincolarsi dai tedeschi».
«I tedeschi a Roma – conclude la nota – sembrano più che mai insospettiti nei riguardi della politica vaticana e ribadiscono la loro convinzione che il Vaticano sia una centrale internazionale dello spionaggio antinazista e dell’agitazione antitedesca». Ancora una volta, dunque, le carte d’archivio contribuiscono a ricostruire la complessità di quel periodo e a smentire la tesi che dipinge Pacelli come un Pontefice amico dei nazisti. Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle relazioni internazionali all’università G. Marconi di Roma, che ha presentato alla commissione il documento, dice al Giornale: «La nota conferma quanto già sapevamo dalle carte dei servizi segreti Usa in merito all’orientamento antinazista di Pio XII. Il Papa era capo di uno Stato neutrale, ma non era imparziale, stava dalla parte degli Alleati».
Già da diversi anni sono noti e pubblicati molti altri documenti che attestano la scelta fatta dal Pontefice fin dall’inizio della Seconda guerra mondiale: è infatti attestato che Pio XII in persona fece da tramite, nel 1940, tra alcuni cospiratori tedeschi decisi ad abbattere Hitler e il governo inglese. Di questo, e di molto altro, si è parlato durante i lavori della commissione di studio, promossa dalla Pave The Way Foundation, che ha base a New York ed è presieduta da Gary Krupp, ebreo americano impegnato da anni nella ricerca documentaria sulla Shoah e il ruolo della Chiesa. La commissione ha presentato delle risposte a 47 quesiti sul ruolo del Vaticano e di Pio XII, predisposti nel 2000 da una precedente commissione mista ebraico-cristiana, i cui lavori erano stati interrotti. Oltre a Krupp, erano presenti il rabbino americano Eric Silver e l’israeliano Yshai Ben Mordechai, mentre a proporre documenti e risposte sono stati, oltre al già citato Napolitano, padre Peter Gumpel, già relatore della causa di beatificazione di Pio XII, insieme al professor Ronald Rychlak e allo studioso Michael Hesemann.
«Da un decennio si andava ripetendo che il Vaticano non aveva mai risposto ai famosi 47 quesiti – ha spiegato Gary Krupp – e così abbiamo voluto cercare le risposte e offrire tutta la documentazione possibile». Anche Pave The Way Foundation, come il Vaticano, ha reso disponibili online con un buon motore di ricerca tutti i 12 volumi di Atti e documenti relativi alla Santa Sede durante la guerra che erano stati pubblicati per volere di Paolo VI in risposta alle polemiche sui «silenzi» di Pio XII, senza aspettare l’apertura degli archivi. Attualmente sono disponibili per gli studiosi nell’Archivio segreto vaticano tutti i documenti sul pontificato di Pio XI.

Quelli del suo successore Pacelli – 14 milioni di fogli – saranno visibili, ha confermato padre Gumpel, nel giro di 5 anni. «I lavori si sono svolti in un clima cordiale. Siamo riusciti a presentare sotto la corretta luce molti passaggi storici discussi, contribuendo a demolire alcune polemiche strumentali sulla figura di Pio XII».

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