Una pioggia di ricorsi al Tar, arbitro della nuova economia

All’inaugurazione dell’anno giudiziario il presidente De Lise parla del lavoro e dei problemi dei giudici amministrativi

Patricia Tagliaferri

Un ricorso al Tar non si nega a nessuno. Ormai i giudici del Tribunale amministrativo vengono scomodati per questioni secondarie, enon soltanto, come accadeva un tempo, per controversie di un certo rilievo. Questa tendenza a «ricorrere al giudice amministrativo per qualsiasi contrasto che coinvolga, in qualche modo, un soggetto pubblico è indice di fiducia nei confronti di un giudice nel quale i cittadini ripongono affidamento». Ne è convinto il presidente del Tar del Lazio Pasquale De Lise che, con queste parole, ieri ha inaugurato l’anno giudiziario. De Lise cita come esempio i pittori di piazza Navona, il portiere di Palazzo Vidoni, il ricorso «quasi patologico» contro le bocciature a qualsiasi tipo di esame. «Siamo il giudice delle norme generali - dice -, degli atti di riparto delle risorse finanziarie con le Regioni e dei grandi atti di programmazione. Presso di noi si concentra il maggior numero di ricorsi, circa il 40 per cento del carico nazionale, nella materia del pubblico impiego. Particolarmente delicato è il contenzioso riguardante i magistrati e gli altri “grandi corpi dello Stato” (prefetti, diplomatici, militari), cui si aggiungono le nomine effettuate dal Parlamento». L’intervento del Tar viene richiesto nei settori più disparati, dalla dismissione degli immobili di proprietà degli enti previdenziali ai ricorsi elettorali, dalle questioni relative agli extracomunitari al divieto di fumo negli esercizi pubblici, fino alle controversie relative ai campionati di calcio. De Lise pone l’accento sulla particolare complessità della macchina del Tar del Lazio. È una questione di numeri: «Nel 2005 - si legge nella relazione - sono stati presentati 12.388 ricorsi, poco meno del 20 per cento del totale nazionale. Pur di fronte a questa ingente domanda di giustizia prosegue la tendenza a chiudere l’anno con un saldo attivo: sono stati chiusi circa 15mila fascicoli. Sugli oltre 12mila ricorsi presentati nel 2005 più di 8mila, ossia circa due su tre, contenevano un’istanza di sospensiva». Una delle caratteristiche del Tar, per il suo presidente, è quella di essere «il giudice della nuova economia». Di questa caratteristica De Lise ha anche indicato le ragioni: «Nel sistema economico sempre più aperto e globalizzato degli ultimi anni, la dimensione degli interessi, soprattutto finanziari, è divenuta così ampia che le regole dell’autonomia privata non bastano più per difendere valori come la concorrenza e il mercato». Il presidente del Tar definisce il ruolo del giudice amministrativo «garante dei garanti della concorrenza, della regolamentazione economica, dei settori produttivi fondamentali».
C’è poi il capitolo dedicato ai problemi del Tribunale amministrativo, definiti sintomatici dell’intero sistema della giustizia. Il primo scoglio è quello dei tempi. «L’impegno è massimo - spiega De Lise - per garantire la prontezza della giustizia che è considerata elemento essenziale della certezza del diritto. Ma i nostri sforzi, comunque, non bastano di fronte alle decine di migliaia di ricorsi pendenti anteriormente alla riforma del 2000 e alla possibilità di esitarne, in tutto, circa 15mila l’anno».

Per risolvere questo problema è necessario ricorrere a misure straordinarie. De Lise sollecita una maggiore attenzione e qualche investimento istituzionale, poi sottolinea anche la necessità di ampliare l’organico dei giudici e del personale di supporto.

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