da Milano
Abn Amro, FonSai, la famiglia Toti e Fininvest sono pronti ad aumentare il proprio peso nella stanza dei bottoni di Capitalia assorbendo il pacchetto messo sul mercato da Pirelli nell’ambito della propria strategia di focalizzazione industriale. Nella lettera recapitata ai soci venerdì scorso, il presidente del patto Vittorio Ripa di Meana ha chiesto una risposta entro il 9 ottobre ma la partita sarà già oggi sul tavolo del consiglio di amministrazione dell’istituto olandese.
A meno di imprevisti Amsterdam, dopo aver confermato il proprio ruolo tra i grandi soci dell’istituto romano, si renderà disponibile a rilevare pro-quota la partecipazione ceduta dalla Bicocca (1,92%). Oltre 330 milioni il valore di mercato dell’intero pacchetto di cui, in base agli equilibri dell’accordo parasociale, il presidente Rijkman Groenink dovrebbe farsi carico per lo 0,5%: 6,69 euro il prezzo per azione rispetto a una chiusura di Borsa di 6,55 euro (più 0,18%).
Malgrado dopo il niet opposto dal presidente Cesare Geronzi a una proposta di integrazione, i rapporti si siano raffreddati, Amsterdam dovrebbe quindi stringere la presa su Via Minghetti dal 7,6 all’8,1 per cento. Scelta da leggersi con ogni probabilità anche in un’ottica di difesa del proprio investimento, in attesa di trovare la soluzione per consolidare la propria «provincia» italiana dopo aver strappato a Bpi il controllo di Antonveneta.
Quanto alla geografia degli altri soci, se la Fondazione Manodori e il Banco di Sicilia appaiono «immobilizzati» da necessità di diversificazione del patrimonio, l’addio di Pirelli dovrebbe trasformarsi nell’occasione attesa da Salvatore Ligresti, Pierluigi Toti e da Fininvest per aumentare l’impegno nel business bancario.
Malgrado resti da verificare l’atteggiamento di Amsterdam dinanzi a un eventuale inoptato, ad oggi sembra prevalere una soluzione interna al sindacato, che potrebbe comunque riunirsi a breve per affrontare le conseguenze del passaggio di Toro (cui fa capo l’1% del capitale) nell’orbita delle Assicurazioni Generali.
A meno che Abn non decida di espugnare Roma con un’offerta per cassa, gli aggiustamenti nel patto sembrano concedere un rinnovato spazio di manovra a Geronzi nell’ambito del consolidamento del credito nazionale.
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