Roma

Il piromane agli amici: «Per la benzina facciamo la colletta»

«A dare fuoco alle auto al Torrino eravamo in 4» Al vaglio la posizione degli amici di Gianluca R.

Emilio Orlando

«Movimentiamo la serata, incendiamo quella vecchia auto che sta parcheggiata davanti al bar, facciamo una colletta mettiamo un euro ciascuno e compriamo della benzina per incendiarla». Era così che Gianluca R., il ventiseienne di San Basilio, ora in carcere con l’accusa di essere uno dei presunti piromani che dall’inizio dell’estate imperversa sulla capitale con una raffica di raid incendiari, «movimentava» le nottate insieme agli amici della sua comitiva. Del resto, pare proprio che la sera del rogo della Rover parcheggiata al Torrino, il giovane non fosse solo ad agire, ma in compagnia di altre quattro persone, tra cui uno slavo con diversi precedenti penali alle spalle e due ragazze, una delle quali ancora da identificare. Chi conosce Gianluca R., lo descrive come un ragazzo abbastanza tranquillo, forse un po’ chiuso in se stesso, senza nessuno con cui parlare e a cui confidare i propri problemi. Senza una famiglia solida alle spalle, orfano di padre e con un fratello con problemi di droga, aveva trovato da poco l’impiego nella ditta di pompe funebri presso cui lavorava. «Non avrebbe fatto male neanche a una moscerino - racconta una vicina di casa - non credo che sia il piromane di cui tanto si sta parlando». Di parere contrario, sembra invece il sostituto procuratore della repubblica Andrea Mosca che ha coordinato le indagini insieme ai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Eur. Dalle indagine svolte e dai riscontri effettuati, sembrerebbe infatti che il presunto piromane avesse una personalità violenta che, come ha dichiarato uno dei ragazzi presenti la sera del rogo, avrebbe persino chiamato più volte le ambulanze tirandogli addosso dal balcone delle bottiglie di vetro. Non basta. Pare che di recente il giovane avesse avuto delle liti violente con la mamma, arrivando allo scontro fisico tanto da spingere la donna a denunciare il figlio pochi giorni prima del suo arresto. Proprio la notte in cui la Rover è stata data alle fiamme, il ragazzo avrebbe avuto al rientro a casa una lite furibonda con la madre a causa del suo rincasare tardissimo. «Siamo convinti che le accuse nei confronti del mio assistito - dice l’avvocato, Margherita Piccardi che difende il giovane - verranno ridimensionate, intanto è stata chiesta la concessione degli arresti domiciliari, e la madre si è detta disponibile ad accogliere di nuovo il figlio in casa». Proseguono le indagini. Soprattutto si attendono sviluppi decisivi nelle prossime ore, soprattutto alla luce della posizione giudiziaria che andranno ad assumere gli altri membri del «commando». Intanto non si placa l’incubo piromani a Roma. Nella notte di sabato è stato incendiato un autosalone in via Calpurnio Bellico ad Anagnina, 5 le auto distrutte.

Altre tre vetture sono state date alle fiamme a Guidonia, a Tor San Giovanni e a Tor Marancia.

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