Piroso: faccio un Tg piccolo ma con un grande orgoglio

Il neo direttore del Tg de La7: «La nostra forza è l’autorevolezza»

Fabio Santini

da Milano

Dice di non conoscere la logica di trame, arabeschi e dietrologie. Così, lavorando sodo e sottotraccia, Antonello Piroso, 45 anni da Como, giornalista professionista da 19, cresciuto come autore tv alla corte di Michele Guardì e come notista a quella del Foglio di Giuliano Ferrara, è arrivato alla direzione del Tg di La7. «Dove ho debuttato il 18 marzo del 2002, con una rubrica di cinque minuti, collocata alle 13.15».
Solo cinque anni, ma ne è passato di tempo.
«E di acqua sotto i ponti: 700 puntate di Omnibus, un programma di politica del primo mattino che, come dicono quelli che parlano bene al marketing, ha saputo fidelizzare il suo pubblico».
Che tradotto per il lettore?
«Significa che l’ho preso all’1 per cento e adesso facciamo l’8.90. Un bel passo in avanti, considerando che a quell’ora abbiamo contro Tg5 e Tg1».
Poi la vicedirezione del Tg.
«Devo tutto a Giulio Giustiniani, il direttore. Mi ha dato spazio e fiducia. Così mi sono inventato nell’edizione della sera la formula copertina-ospite-telefoto, ma soprattutto ho cercato di valorizzare le risorse umane a disposizione della testata».
È il ragionamento che ha fatto quando ha preso la direzione...
«Ho proposto un piano editoriale recuperando l’orgoglio di testata. E la redazione mi ha seguito».
Aziendalista, fino all'osso...
«Se significa essere riconoscente a La7, la rete che mi ha sempre lasciato lavorare in totale autonomia, sì lo sono».
Non la preoccupano le voci secondo le quali Tronchetti Provera vorrebbe vendere e sarebbe in arrivo Paolo Mieli?
«Non me ne occupo e non me ne preoccupo. Da cinque anni ne sento di tutti i colori. Ho un altro obbiettivo: crescere in autorevolezza...».
La7 è l'unica generalista in chiaro che si avvicini a un modello all-news.
«Si è affermata come rete di approfondimenti. E continua su questa strada».
E adesso la sua Niente di personale...
«Un buon inizio la settimana scorsa, tema la donna nella politica. E un buon risultato d'ascolto: il 3.40 per cento di media partendo contro Striscia e Affari Tuoi».
Guarda anche gli altri programmi con la calcolatrice?
«No. Sono scrupoloso sui miei e su quelli della rete. Fa parte delle mie competenze e del mio attaccamento al lavoro».
Che cosa guarda nel tempo libero?
«Vado pazzo per Lost, non ne perdo una puntata. Poi guardo i programmi di approfondimento».
Meglio Matrix o Porta a Porta?
«Non rispondo nemmeno sotto tortura».
Ma ci sarà qualcosa che proprio non digerisce?
«I reality. Non vorrei apparire troppo snob, ma una volta mi è capitato di vederne uno: l’ho trovato di un noioso... Mi chiedevo: ma a me che mi frega della Ricciarelli e Zequila? Prima di rispondermi mi sono addormentato...».
Beh, un po' snob lo è. Nella sua intervista barbarica, la Bignardi le ha citato quella famosa definizione di Famiglia Cristiana...
«Dove hanno scritto: Omnibus, programma ben condotto... ma i gessati del conduttore sono improponibili... Ho risposto: piaccio proprio per i miei gessati».
Torniamo a Niente di personale. Di cosa si occuperà nella prossima puntata?
«Parlerò di come la televisione abbia cambiato la percezione della realtà, a partire dalla tragedia di Vermicino, all'attentato a Giovanni Paolo II, al G8, al crollo delle Torri Gemelle, allo tsunami».
Ambizioso. Ospiti?
«Baudo, Costanzo, Vespa, Mentana, Annunziata, Zavoli».
Però...
«Cercherò di smontare due assiomi che sono i due principi base della tv di oggi. Il primo: ciò che non si vede in tv, non esiste. Il secondo: c'è gente che non crede nemmeno alle dirette, asserendo che ci fanno vedere fatti inventati».
Un esempio.


«Beh, tutta l’ideologia complottista di chi dice che lo sbarco sulla luna è stato taroccato».
Per chiudere, ce l'ha un motto?
«Meglio crescere in ascolti uno 0.1 per cento al giorno che fare il botto e poi crollare».

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