nostro inviato a Pisa
I pisani sono un po' così, come chi manca dalla A da 18 anni, ha visto Anconetani e un pastore alsaziano come presidente, e adesso è primo ma il Brescia ha una partita in meno, giusto quello che manca per tornare in testa da solo. Insomma, non se la godono fino in fondo. E poi c'è questa storia con Livorno, pur di giocarci un derby la prossima stagione sarebbero pronti a digerire anche una salvezza maledetta dei rivali, loro e i fiorentini sono i veri nemici, Empoli e Siena contano meno, quasi niente.
Ieri riposo, Ventura a Genova, Cerci a Roma, gli argentini in giro, i pisani davanti ai quotidiani: «Fa un po' vedere...». Gianluca Petrachi adesso fa il direttore sportivo. Con l'Inghilterra non gli è andata benissimo, al Nottingham Forest gli è uscita un'ernia, l'hanno operato, stava peggio di prima e allora è finito dietro la scrivania a prendere i parametri zero e a rivoluzionare le squadre.
Il primo anno arriva al Pisa in C1, si salva all'ultima giornata con un gol di Eddi Baggio ai play out e una settimana dopo ne fa fuori 24 su 25 della rosa. Tiene solo il fratello di Baggio, ma perché costava più mandarlo via che confermarlo. Prende soltanto parametri zero, vince i play off con Venezia e Monza, torna in B e cosa fa? Ne fa fuori altri venti. Ai più fortunati dà centomila euro al mese, la stagione scorsa ha rischiato di essere linciato dai tifosi perché a metà campionato ha ceduto per 650mila euro il portiere Christian Puggioni che stava facendo i miracoli. I tifosi lo cercavano per Pisa, lui era tranquillo perchè aveva capito che aveva chiuso un affarone. La Reggina gli compra il portiere e gli dà anche 60mila euro per valorizzare Fabio Ceravolo con almeno 5 presenze in campionato. Ceravolo arriva a Pisa, segna a raffica e con i suoi gol arriva anche la serie B.
Adesso il team manager detto parametro zero, ne ha 12 in rosa che non gli sono costati un euro: Carrozza, Cerci, D'Anna, Genevier, Kutuzov, Lorenzi, Morello, Passiglia, Braiati, Zavagno, Zoppetti e Raimondi che ha promosso anche capitano. Raimondi è argentino, come Zavagno e Castillo detto Nacho, uno che cinque anni fa giocava nell'interregionale del suo Paese, sognava di fare il commercialista e adesso fa svegliare i pisani di notte: «Mio dio, ce lo vendono!».
Ma qua il miracolo è bandito, eppure al rude Kutuzov hanno riconosciuto un'eleganza da pantera che nessuno aveva mai notato fino ad ora e al romanista Cerci hanno già disegnato un futuro cosmico. Con il mancato commercialista Castillo formano il trio delle meraviglie come ce l'avevano solo l'Uruguay e la Svezia di Liedholm.
Petrachi dice che il merito è tutto del presidente Leonardo Covarelli e dell'allenatore Gian Piero Ventura: «Non fosse stato per loro, per me sarebbe stata dura - dice -. Io non sono un allineato e allora è tutto un po' più complicato». È il più giovane team manager della serie B, ai tempi quando faceva l'ala s'era un po' montato la testa, gli piaceva fare il tunnel a quei bravi ragazzi che lo marcavano e un po' se le è sempre cercate: «Poi Bobo Vieri è venuto al Venezia e io sono andato al Toro, scambio mica male. Come è andata? Sono qui, adesso sto dall'altra parte, non ho osservatori e pesco in serie C perché loro giocano alla domenica e posso andare a vederli».
Gira bene adesso, ma potrebbe andare meglio, per esempio se il comune ci mettesse qualcosa. «Era così anche per Anconetani, non lo ha mai aiutato nessuno.
Qui alle mosse ci stanno attenti, c'era un certo Galileo che vedeva muoversi tutto e per evitare malintesi ai pisani non hanno promesso niente, prima che girino anche a loro.
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