Gianni Pennacchi
da Roma
Più che difficile «è stato doloroso», dice Ignazio La Russa ora che le liste son state consegnate ai tribunali e lunica incertezza che rimane da sciogliere è soltanto quella dei risultati del 9 e 10 aprile. E se è stato «doloroso» per An completarle, figurarsi per Forza Italia dove le esclusioni non avevano un carattere marcatamente politico ma piuttosto quello dello «stato di necessità», poiché anche nella previsione più rosea di una nuova vittoria almeno un terzo dei parlamentari uscenti è comunque destinato a non tornare a palazzo. Ci saranno più donne di centrodestra, in Parlamento; e poiché il centrosinistra non sembra invece aumentar la propria quota femminile è già un punto di vittoria, almeno morale, per la Cdl. Ma un altro dato emerge dalle liste e prefigura un cambiamento, vinca chi vinca tra i due poli: il baricentro della vita politica si va spostando, da Montecitorio a beneficio di Palazzo Madama.
Muoviamo da questultimo dato. Pur se evocata allinglese come «Camera alta», il Senato è sempre stato la cassa di risonanza dellaltra. È alla Camera che si son sempre fatti i giochi politici. Ora però, si cambia. Nel centrodestra passano al Senato calibri come Beppe Pisanu, Francesco Storace, Marcello DellUtri, Roberto Formigoni. E dal centrosinistra giungono Clemente Mastella, Franco Marini, Marco Pannella e Anna Finocchiaro. Forse è un assaggio del superamento del bicameralismo perfetto, ma è indubbio che così lasse del peso politico si sposti su di un nuovo equilibrio.
Delle donne, dicevamo ancora. Se Forza Italia porterà a Montecitorio la sciatrice di fondo Manuela Di Centa, An farà eleggere unaltra atleta, lex sprinter centometrista Marisa Masullo. Fini si era impegnato a far salire la quota femminile. Par che abbia mantenuto la promessa, perché una decina di donne, dalluscente Daniela Santanché alla giovane Giorgia Meloni e alla principessa del foro Giulia Bongiorno, risultano candidate in posizioni di sicurezza. Forza Italia, nella seconda circoscrizione campana, candida in testa di lista Mara Carfagna, piccola icona televisiva e responsabile regionale di Azzurro Donna. Ma il trionfo della metà del cielo forzista si palesa in Lombardia, che manderà al Senato Ombretta Colli e alla Camera Stefania Craxi (in rappresentanza della Giovane Italia), Valentina Aprea (sottosegretario uscente allIstruzione), Mariella Bocciardo (ex cognata del premier), Maristella Gelmini (coordinatrice regionale) e Laura Ravetto (avvocato tributarista). Svariate altre donne saranno elette nelle altre circoscrizioni, talché si può prevedere che mentre lUnione faticherà a conservare la percentuale femminile attuale, la Cdl dovrebbe raddoppiarla se non addirittura triplicarla. «Il 32% dei nostri candidati sono donne, il 28% giovani sotto i 30 anni», vanta la Gelmini.
Unaltra realtà è rivelata dalla composizione delle liste forziste, quella del peso reale dei vari esponenti dello stato maggiore berlusconiano. Se tanto Roberto Formigoni quanto Giancarlo Galan tengono a precisare che la loro candidatura «è vera e tuttaltro che simbolica», insomma decideranno se restare governatori della loro regione o impegnarsi nellarengo nazionale vedendo «cosa succederà alla fine di questa campagna elettorale», qualcosa deve voler dire se il ministro Beppe Pisanu figura capolista in quattro regioni (Sardegna, Lazio, Campania e Puglia» e il presidente del Senato Marcello Pera in tre: Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna. Per la Camera ci si misura sul secondo posto, visto che capolista è ovunque Berlusconi: e Giulio Tremonti è numero due in 8 circoscrizioni, Elio Vito in 3, Antonio Martino, Gianfranco Micciché e Claudio Scajola in 2.
Chiudiamo coi bocciati e i renitenti. Beatrice Lorenzin, coordinatrice laziale di Fi, ha fatto «un passo indietro».
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