La pista è politica. «Ma non sono gli anarchici»

Tra le ipotesi anche quella di una ritorsione dopo lo sgombero di case occupate abusivamente. L’appello del Pm: «Chi sa parli»

La pista è politica. «Ma non sono gli anarchici»

Claudia Passa

da Roma

Non è solo la mancanza di una rivendicazione a suggerire la massima cautela agli investigatori. È la tipologia dell’esplosivo che ha tolto la vita all’appuntato Alberto Andreoli: complesso e ad alto potenziale. È il lato del corpo interessato dalle devastanti lesioni: il destro, circostanza che farebbe pensare che l’ordigno sia deflagrato mentre la vittima lo teneva in mano. È il mistero su come l’oggetto letale sia entrato in quell’ufficio, dove solitamente non arrivano plichi: non per posta, non lanciato dall’esterno. Potrebbe addirittura averlo portato lo stesso Andreoli, i magistrati non escludono nulla.
È proprio a causa dell’incertezza sulla matrice della tragedia che per il momento il pm Franco Ionta - capo del pool antiterrorismo della procura di Roma, competente su tutto il distretto del Lazio - non ha ancora aperto un fascicolo d’inchiesta. L’indagine è per ora ancorata nell’ufficio giudiziario di Latina, ma a piazzale Clodio seguono con attenzione gli accertamenti affidati al Racis e al Ros dei carabinieri, perché se è vero che la firma degli anarchici non c’è e viene esclusa dal magistrato Vincenzo Savignano («lavoriamo su altre ipotesi, ma faccio un appello: chi ha visto qualcosa parli») e altrettanto vero che nessuna pista viene trascurata. Spiega Ionta: «Vi sono alcuni indicatori che consentono di vagliare, fra le ipotesi in campo, anche quella del terrorismo di matrice politica». Ad esempio, spiega il Pm, «il tipo di obiettivo». Una caserma dei carabinieri. Un bersaglio-tipo per la galassia anarco-insurrezionalista, «ma da qui a dire che siano stati loro - precisa il magistrato - ce ne corre». Se e quando l’esplosione di Latina dovesse aggiungersi alla lunga serie dei pacchi-bomba anarchici contro le forze dell’ordine, il pool antiterrorismo scenderà in campo.
L’attenzione è massima, anche perché i nodi da sciogliere sono diversi. «Precedenti di attacchi anarchici con esplosivo ad alto potenziale non ne abbiamo», sottolinea un investigatore. E questo suggerisce cautela e porterebbe ad escludere la pista dell’anarco-insurrezionalismo. Scenari alternativi: una ritorsione della criminalità organizzata della zona di Latina? C’è poi chi ha tirato in ballo gli sgomberi di ieri mattina nel capoluogo ipotizzando una «vendetta», e anche chi ricorda come la zona, oltre a essere uno degli epicentri dell’eversione, sia pure territorio di confine per i clan della camorra. C’è anche una pista che riconduce a un paio di sequestri (compiuti dall’Arma dei carabinieri di Latina) di esplosivo nell’ambito di un’inchiesta su due attentati ai danni di esercizi commerciali in due località del litorale pontino.
Le indagini spaziano a tutto campo. E se da una parte la complessità e la portata distruttiva dell’ordigno si pongono fuori dagli schemi cui gli anarco-insurrezionalisti nostrani ci hanno abituato, dall’altra scorrendo le più recenti informative d’intelligence in materia si focalizza l’attenzione su una galassia in rapidissima evoluzione, i cui militanti sarebbero in grado di compiere il salto di qualità «istruendosi» all’estero, affinando tecniche e strategie operative, in particolare mediante «gemellaggi» e pericolose saldature con l’Eta spagnola in nome della comune lotta contro il carcere e i «carcerieri».
Gli 007 lo chiamano «il circuito anarco-insurrezionalista», che assieme ai militanti di casa nostra vede in prima linea i «compagni» in Spagna e in Grecia. Entro i nostri confini più sigle si sarebbero saldate, o forse diversi appellativi a nascondere un’unica mano, per innalzare la cortina fumogena, differenziare il proselitismo e dar idea di una forte capillarità sul territorio. L’operatività dei sodalizi, poi, si articolerebbe su un «doppio livello»: da un lato la «militanza palese», le violenze di piazza, dall’altra le azioni clandestine, spesso intimidatorie.

Una piattaforma comune, che travalica i confini e attraversa le frontiere in nome della comune lotta alla «repressione».
Se si tratta di terrorismo, gli anarchici sono il gruppo con maggiori credenziali. Ma altre ipotesi sembrano farsi largo. La matrice della bomba avrà un nome nelle prossime ore.

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