La prima parte della mostra è uninstallazione, in cui il rumore è parte pregnante: due piccole stanze, circondate da mura in vetro, dove Gigi Rigamonti, fino al 15 luglio allo spazio Artandgallery, ( 02 607 1991,via Arese 5), sparge con Cross stories consapevolmente fogli di carta colorati sul pavimento, a formare delle grinze che, se pestate, scrosciano e seguono il suono dei passi. «Sono i rumori che io stesso vivo realizzando un quadro - dice Rigamonti -. Le due stanze sono come due grandi tele». È come se Rigamonti volesse accogliere il visitatore introducendolo subito nella sua stessa poetica: tutto il lavoro dellartista milanese richiama le prime due sale. Sono collage ottenuti con diversi fogli e chiazze di colore: lo spazio esce dai contorni della tela, tanto da risultare sempre tridimensionale.
Il senso di movimento che i suoi quadri esprimono è accentuato anche dalla «cornice» in cui tutti sono stati inseriti: le sue tele sono racchiuse in teche di vetro, a loro volta appese in aria.
Perché la pittura di Rigamonti è sempre in movimento e i quadri appesi in sala sembrano quasi voler entrare in contatto col visitatore. La carta dei suoi collage tridimensionali è a volte perfettamente attaccata alla tela, altre è come se cercasse di «scappare».
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