Placido Riccardi

Si chiamava Tommaso ed era umbro, essendo nato nel 1844 a Trevi. Dopo gli studi nella sua città, si trasferì a Roma per iscriversi al corso di filosofia che i domenicani tenevano alla Minerva. Nel 1866, dopo un pellegrinaggio a Loreto e un corso di esercizi spirituali, prese l’abito religioso nel monastero romano di San Paolo fuori le Mura. Assunto il nome di fra Placido si accingeva a diventare sacerdote ma nel 1870, poche settimane dopo Porta Pia, venne arrestato per renitenza alla leva. Eh, al nuovo Regno d’Italia dei seminaristi importava poco, essendo interessato solo al cittadino-soldato. Così, fra Placido Riccardi, domenicano, si fece quasi due mesi di galera come disertore, dopodiché fu arruolato di forza nel cinquantasettesimo reggimento di fanteria di stanza a Livorno. Un mese in divisa, poi i sanitari dell’ospedale militare di Pisa lo riformarono perché troppo cagionevole di salute. Nel 1871 poté finalmente ricevere l’ordinazione sacerdotale. Nel 1884 venne inviato dai superiori ad Amelia, come vicario abbaziale presso il locale monastero femminile. Quel monastero dipendeva dall’abate di San Paolo e il Nostro vi esercitò le funzioni di alto sorvegliante, nonché confessore. Dieci anni dopo, il padre Placido veniva spostato a Farfa, in Sabina, come rettore del monastero che là si trovava. Vi rimase, salvo brevi interruzioni, fino al 1914.

Ma i medici militari pisani non avevano sbagliato nel giudicarlo di scarsa tenuta. Infatti, in quell’anno il Riccardi fu colpito da paralisi. Dovette essere riportato a Roma, nel monastero di San Paolo. Morì l’anno successivo.

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