Il Pm chiede 6 anni: «Moggi voleva

Roma«Non tornerò più nel mondo del calcio...», lo sfogo di big Luciano 24 ore prima della requisitoria del pm. Per il quale proprio Moggi senior aveva creato «un’associazione a delinquere che mirava proprio al controllo di quel mondo». Dura poco meno di sei ore la ricostruzione di Luca Palamara sulla Gea World, società che ha gestito le procure di moltissimi giocatori di A e B. I principali imputati del processo - Moggi padre e figlio - secondo l’accusa devono essere condannati per illecita concorrenza tramite violenza e minaccia. Da qui le richieste: sei anni di reclusione per Lucianone, definito l’«ispiratore occulto» e colui che dettava il «modus operandi»; cinque per il figlio Alessandro, uno dei fondatori della società, «longa manu» insieme al procuratore Franco Zavaglia secondo il pubblico ministero. Per l’ex direttore generale della Juventus, presente in aula ieri solo per una parte della lunga requisitoria, Palamara ha chiesto invece l’assoluzione per quanto riguarda le presunte irregolarità subordinate alle acquisizioni delle procure di alcuni calciatori: il nazionale azzurro Chiellini e i russi Nigmatullin, Zetulayev e Boudianski.
«Non si tratta di un sistema mafioso, a nessun calciatore è stata puntata la pistola alla tempia - ha precisato il rappresentante dell’accusa - ma un meccanismo di intimidazioni e di avvertimenti che aveva il fine di rafforzare il controllo delle procure sportive». In questo contesto, per Palamara, i calciatori «erano vittime di questo sistema» e costretti ad accettare trasferimenti, pena conseguenze per la loro carriera. Al riguardo sono stati citati i casi di Nicola Amoruso, Francesco Grabbi, Salvatore Fresi e calciatori provenienti dalla Russia. «Un disegno preordinato - ha detto ancora Palamara, che ha riassunto punto per punto tutta l’istruttoria dibattimentale - una cartina di tornasole il cui fine era l’acquisizione del maggior numero di procure di calciatori».
A Luciano Moggi «non bastava il ruolo che aveva nella Juventus», per questo ha messo le mani nella «ricca torta» delle procure sportive attraverso la società del figlio Alessandro, la Gea. In quel sistema «fatto di uomini fidati e di avvertimenti verso gli altri», altro organizzatore era Franco Zavaglia, noto agente di calciatori, da Zidane a Totti, sino ad Aquilani. Gli altri, a cominciare dall’ex capo degli osservatori della Juve, Francesco Ceravolo, hanno partecipato all’associazione a delinquere. Il gruppo, in cui sono compresi il medico e talent scout Pasquale Gallo e Davide Lippi, anche lui rappresenta diversi professionisti del pallone, sono sotto processo.
«Ma l’85-90 per cento dei giocatori che avevo dovuto abbandonare quando si è aperta l’inchiesta è tornato con me - aveva specificato Alessandro Moggi nel suo intervento difensivo di lunedì - segno che non ho commesso i reati che mi sono stati contestati». Che invece per Palamara valgono almeno cinque anni di reclusione. «È una richiesta che ci aspettavamo in pieno - ha dichiarato al termine dell'udienza l’avvocato di Moggi jr.

Paolo Rodella - non poteva essere altrimenti visti i capi d'imputazione. Ora dovremo studiare». Domani inizieranno le arringhe difensive degli avvocati, che si chiuderanno il 2 e 4 dicembre. La sentenza è attesa per la prima metà di gennaio.

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