Il pm delle scommesse accusa «Buffon e soci i veri motori»

L’inquirente di Parma: «Tutto ruota intorno a partite non serene nello svolgimento». Calciatori interrogati subito dopo la fine del campionato

Il pm delle scommesse accusa «Buffon e soci i veri motori»

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Saranno interrogati subito dopo la conclusione del campionato i giocatori della Juventus coinvolti nell’inchiesta della Procura di Torino sul calcio scommesse. Il portiere Gianluigi Buffon e gli ex Antonio Chimenti, Mark Iuliano ed Enzo Maresca avrebbero infatti versato quasi 2,5 milioni di euro ad alcuni bookmaker di Parma che a loro volta scommettevano su eventi sportivi sia a Malta sia nel Regno Unito. L’inchiesta, anticipata dal Giornale mercoledì, vede impegnati i pm Giancarlo Avenati Bassi e Marco Gianoglio a Torino, che indagano per illecite scommesse, e Pietro Errede a Parma che conduce il troncone principale per associazione per delinquere. I nomi dei calciatori sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati di Torino per la legge che punisce gli scommettitori. Mentre a Parma non risulta indagato alcun sportivo. Sul fronte investigativo è, invece, il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza che ha delega per gli accertamenti. Le prime mosse, il dossier che ha fatto decollare l’inchiesta è stato invece stilato dall’Uic, l’Ufficio italiano cambi che ha sede a Roma e competenza su tutte le operazioni bancarie compiute nel nostro Paese.
Ed è proprio il pm Errede che, ieri mattina, ha spiegato in un breve incontro con i cronisti il meccanismo delle puntate finite ora nel mirino degli inquirenti: «I calciatori sono i motori primari - sostiene Errede - di questa attività perché si scommette su partite che, ovviamente, non erano serene nel loro svolgimento». Tutto ruota intorno alla figura di Alessandro B., magazziniere della Parmalat, amico d’infanzia di Buffon e snodo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, della raccolta di denaro da parte dei calciatori di serie A. «A Buffon mi lega soltanto dell’amicizia - afferma al telefono al Giornale -, ci conosciamo da tanto tempo e non c’è alcun altro tipo di rapporto». E i versamenti per oltre due milioni di euro da parte del portiere bianconero? «Guardi, non c’è nient’altro. Grazie e arrivederci». Clic.
Era lui quello che girava poi i soldi per le scommesse? Ne erano consapevoli i calciatori? «A Parma si è individuata la sede - spiega ancora il pm Errede - di una ipotetica associazione a delinquere. È chiaro che adesso siamo nella fase in cui si parla ovviamente di ipotesi di reato, sulle quali sto lavorando. Relativamente a questa vicenda specifica il reato di Parma è quello più grave: è l’ipotesi associativa, e quindi la competenza territoriale è di Parma».
Al setaccio anche il traffico telefonico tra gli indagati, i presunti scommettitori e i calciatori della Juventus. Sms e telefonate a cavallo di diverse partite sia di coppa Italia, sia di campionato, sia della Champions league. La prima riguarda Atalanta-Juventus, ottavi di finale di Coppa Italia, stagione 2004-2005, 2-0 a Bergamo, 3-3 a Torino, con i bianconeri eliminati. Altro incontro: preliminari di Champions League con la Juventus che sfida gli svedesi del Djurgarden. Quindi dispute del nostro campionato come quella con il Palermo. Prima e dopo questi incontri, i telefonini di alcuni di questi calciatori, come quello di Buffon e quello di Chimenti, trillavano con insistenza.

Erano gli scommettitori che si facevano avanti con sms e brevi colloqui. Perché? Se lo chiedono investigatori e magistrati. E sarà la prima domanda che verrà rivolta quando i giocatori si presenteranno per la prima volta in Procura.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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