«Se le piccole imprese fossero liberate dai 15 miliardi di zavorra burocratica aumenterebbero la loro produttività del 5,8%». Il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini, si affida ai numeri per spiegare perché «in Italia non è stato mai facile fare impresa. Serve - dice nel suo intervento allassemblea annuale dellorganizzazione - uno scatto in più, perché questa realtà prescinde dalla crisi. Tagliare quegli oneri burocratici che valgono quanto un punto di Pil, due terzi dei quali gravano sulle micro-imprese fino a 9 addetti», consentirebbe di recuperare più della metà dellattuale gap di produttività rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna.
«Questa è la linea - scandisce il presidente di Confartigianato - che il governo deve continuare a perseguire. Non servono nuovi strumenti di semplificazione. È necessario e sufficiente far funzionare quelli esistenti coinvolgendo tutti i livelli istituzionali» Ma non è tutto: «la riduzione della pressione fiscale sulle imprese, una volta superata la crisi economica, deve tornare ad essere una priorità dellagenda del governo», aggiunge Guerrini.
«Da subito - insiste - sollecitiamo politiche tese ad alleggerire il peso delle tasse per coloro che, nonostante la crisi, hanno continuato ad investire nella propria azienda e anche per coloro che hanno mantenuto il livello occupazionale», e in questo senso la riforma federalista è «una grande occasione».
Si tratta di interventi fondamentali perché le Pmi «costituiscono il 99,4% del sistema produttivo del Paese», ricorda Guerrini, affidandosi ancora una volta ai numeri: 58 miliardi e primo posto in Europa per maggior valore aggiunto manifatturiero realizzato da micro e piccole imprese con meno di 20 addetti e aumento delle esportazioni di quasi un punto percentuale, tra marzo 2008 e marzo 2009.
E tutto questo nonostante «le imprese italiane paghino un conto molto salato per la crisi del credito: è di 13,8 miliardi lanno lonere finanziario derivante dal mancato adeguamento ai tassi di riferimento Bce dei tassi di mercato applicati dalle banche», sottolinea Giorgio Guerrini. «Se i nostri imprenditori non avessero avuto il sostegno del formidabile strumento dei consorzi fidi, che nel 2008 hanno erogato 6,3 miliardi di finanziamenti garantiti ad oltre 700mila artigiani e piccole imprese, probabilmente molti di loro sarebbero stati costretti a chiudere», aggiunge.
Il «cahiers de doléances» viene raccolto dal ministro delle Attività Produttive Claudio Scajola, che allassemblea annuncia una nuova legge in arrivo per le Pmi, sul modello della legge comunitaria, insieme al bilancio di quanto già fatto: gli interventi di semplificazione che regaleranno alle piccole imprese risparmi tra i 4 e i 5 miliardi lanno. «Il governo Berlusconi è intervenuto rapidamente e con risorse adeguate.
Pmi, la burocrazia costa 15 miliardi lanno
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