Gli pneumatici e le Idi di Prodi

Egregio dott. Granzotto a «coloro i quali» preferisco dire «quelli che»... È giusto? Trovo inoltre sbagliato pronunciare «gli pneumatici» suona meglio dire «i pneumatici». È sbagliato?


Meglio titolarla sul Condè, sulle votazioni e non sugli pneumatici. Sennò, che abbiamo tanto faticato a fare?
I gusti son gusti, caro Re. Se dunque lei preferisce «quelli che» a «coloro i quali», proceda pure. Le espressioni sono entrambe corrette e l’uso dell’una o dell’altra dipende per lo più dal contesto. «I pneumatici» è invece sbagliato, ma non illegittimo. I linguaioli di area puristica direbbero che è forma appartenente al registro familiare (l’equivalente del «parla come mangi»), perché a rigor di bazzica si deve dire e scrivere «gli pneumatici» (e «lo pneumatico», «un pneumatico», «degli pneumatici»). Potrei spiegarle per filo e per segno la ragione di ciò, ma come si fa? Le sto rispondendo nel pomeriggio del giorno che avrebbe dovuto essere fatidico, le Idi di Marzo di Prodi, 14 novembre 2007. Poco tempo fa è giunta la notizia che quel simpatico marpione di Marini ha concesso una proroga, rimandando la votazione a domani, ovvero ad oggi per lei che mi legge. Eppure, anche così la mente è altrove, è a Palazzo Madama, dove si stanno decidendo le sorti del Paese (e di Prodi, quel che non guasta). Me lo aspettavo, sa, caro Re? Mi aspettavo che con qualche gabola la sala regia posticipasse il redde rationem o, per dire le cose come stanno, che scapolasse i fatali scogli di una votazione notturna. Se infatti fossero andati per le lunghe, come era del tutto probabile, e la chiamata al voto fosse giunta alle nove, alle dieci di sera se non più in là, se li immagina, caro Re, i senatori a vita? Usi, per ragioni anagrafiche, ad andare a letto con le galline non prima d’aver sorbito un leggero brodino? Ce li vede lei addentare un panino alla bouvette e precipitarsi in aula per far le ore piccole seguitando, con occhio vigile e mente lucida - con occhio vigile e mente lucida, dicesi - a puntellare il governo? Io no. E nemmeno Prodi. E nemmeno Marini.
Prodi. Gli è andata buca anche la cerimonia dell’addio. Atteggiandosi al duca di Condè, del quale si narra avesse dormito profondamente la notte prima della battaglia di Rocroi, dichiarò che martedì notte anch’egli avrebbe saporitamente ronfato.

Ora al sonno dovrà aggiungere chissà quante pennichelle e addio messinscena perché il duca di Condé di pennichelle non ne schiacciava. Però s’è guadagnato una manciata di ore da presidente del Consiglio e la disponibilità psicofisica dei senatori a vita. E alè, si può ricominciare a ballare (lui. Noi a sperare).

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