Virginia Polizzi
«Questa mattina siamo entrati nel Guinness dei primati. Undici vigili per cercare di governare il traffico. E non ci siamo riusciti. Un caos, purtroppo annunciato e non voglio pensare a quando riapriranno le scuole». A parlare è Gabriele Di Bella, segretario aggiunto Cisl della polizia municipale che ieri mattina verso le dieci era lì a piazzale Brasile, tra via Veneto e Villa Borghese, insieme agli altri, per cercare di trovare una soluzione alla circolazione impazzita. Tutto ha inizio da un progetto voluto dal sindaco, tre anni fa, per riportare via Veneto ai lontani fasti della Dolce Vita. Quindi nuova illuminazione e nuovi marciapiedi, fino a qui tutti contenti. Il problema serio sorge quando il progetto ha previsto anche la chiusura al traffico di uno dei due trafori di imbocco su via Veneto. Lidea è di pedonalizzare una lingua di strada e creare un marciapiede unico per unire il centro storico a Villa Borghese.
«Esteticamente lidea potrebbe anche essere buona - continua Di Bella - ma così si paralizza il traffico». I lavori sono iniziati ad agosto. I residenti e i negozianti della zona già ne risentono e ora sono avvelenati. «Vorrei solo sapere come si permettono di dire che approviamo questo progetto - afferma Pietro Palombi, titolare della storica panetteria di via Veneto e rappresentante dei commercianti della zona -. Sono 3 anni che lottiamo contro questa idea. È assurdo chiudere un traforo e poi che bisogno cè di allargare i marciapiedi della via di 50 centimetri e restringere di conseguenza la strada ?». La preoccupazione è forte: «Tutti capirebbero che se ci sono due trafori e ne chiudi uno, crei un imbuto - spiega Gabriella Bixio, portavoce dei residenti del rione Ludovisi -. Ma quando abbiamo posto il problema a Roberto Morassut, assessore comunale allurbanistica si sono nascosti dietro uno studio della Sta (dipartimento traffico, ndr)». Residenti e negozianti non convinti di questo studio hanno chiesto ulteriori accertamenti. «Il sindaco non ci ha mai ricevuti - aggiunge la signora Bixio -. Un anno fa abbiamo incontrato larchitetto Gennaro Farina, direttore dellufficio per la città storica del comune. Dopo tanti no, lunica promessa che siamo riusciti a strappare era una prova di viabilità, con un solo arco aperto, per vedere gli effetti sul traffico». Ebbene questa prova non cè mai stata. Quando a giugno i residenti e i negozianti hanno visto che le cose si stavano muovendo, nel senso che il progetto rimasto sulla carta per due anni stava prendendo forma, hanno fatto addirittura un ricorso al Tar del Lazio, ultimo colpo di lotta prima della sconfitta. Il 28 giugno il Tar ha respinto senza entrare nel merito la richiesta di sospensione dei lavori. Di fatto il ricorso è ancora aperto e intanto i lavori vanno avanti.
«Abbiamo capito che al sindaco piace tanto il cinema - sorride Gabriella Bixio - e che sogna di riportare via Veneto ai fasti della Dolce Vita, ma così rovina la nostra di vita. Tra il traffico, i parcheggi che sono un miraggio, lo smaltimento dei rifiuti che lascia a desiderare ci obbliga ad andare via». «Tutto questo - le fa eco un barista della zona - per fare bella figura con i turisti che apprezzeranno tantissimo la nuova lingua di marciapiede fino a Villa Borghese ma che finita la vacanza torneranno a casa loro. Noi invece qui ci dobbiamo vivere e lavorare tutti i giorni». Insomma la maggior parte dei residenti e negozianti vivono questi lavori come unimposizione.
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