Simone Mercurio
Il jazz e la canzone dautore di Fabrizio De Andrè in scena domani a Villa Celimontana (ore 22). La splendida cornice della villa del Colle Palatino, a due passi dal Colosseo con ingresso da piazza della Navicella, ospiterà il vicentino Danilo Rea, uno dei più sensibili pianisti della scena internazionale.
Attivo sin dalla metà degli anni Settanta, Rea ha collaborato con illustri jazzmen doltre Atlantico quali Chet Baker, Lee Konitz, Phil Woods, Billy Cobham, Gato Barbieri e numerosi altri. Ha operato anche nellambito della musica leggera, suonando dal vivo o incidendo con Claudio Baglioni, Mina, Pino Daniele, Fiorella Mannoia. Nellultimo decennio ha inoltre condiviso limportante esperienza di «Doctor 3», assieme al contrabbassista Enzo Pietropaoli e al batterista Fabrizio Sferra. Altri significativi sodalizi sono quelli con il trombettista Enrico Rava, con il batterista Roberto Gatto, con il quale Rea si esibisce sovente in duo, e con la cantante Maria Pia De Vito, con cui il pianista ha inciso di recente lalbum So right dedicato a Joni Mitchell.
Nel progetto in scena domani a Villa Celimontana, linterpretazione jazz di capolavori di De Andrè, pietre miliari della canzone dautore italiana, mette in rilievo la sensibilità musicale del pianista che ne interpreterà le musiche. Sembrerà strano ascoltare solo le musiche di De Andrè, poeta di parole, Eppure, la forza evocativa delle sue canzoni, delle sue melodie rimane per chi le conosce ma, ci scommettiamo, non solo.
Lenergia di musiche come quella di Creuza De Ma o Amore che vieni, amore che vai, per esempio, susciteranno emozioni nuove, anche senza gli splendidi versi originali. Il concerto di Villa Celimontana inizia con Via del campo, alla quale Rea applica il linguaggio jazz senza tuttavia stravolgerne lo spirito, anzi permettendo a chiunque abbia familiarità con il testo di canticchiarne in mente le parole, fra accordi dissonanti e basso marciante. E lintensità espressiva del pianista si sposa, dunque, perfettamente con la musica del cantautore genovese, anche quando ne eseguirà una delle - apparentemente - più ingenue composizioni, Girotondo, con inizio marziale a rendere il senso «antimilitaristico» del pensiero deandreiano.
Non stempereranno la forza evocativa del progetto neppure i brani più leggeri come Don Raffaè. Chi ama De Andrè, dunque, si lascerà certamente cullare dallemozione suscitata dal suono del piano di Rea commistionata alla forza della poesia, non necessariamente declamata, del grande Faber.
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