"Point Break", il remake è al cinema

Nonostante scene acrobatiche incredibili e ambientazioni mozzafiato, il confronto con il cult del 1991 (con Patrick Swayze e Keanu Reeves) appare impari e quasi sacrilego

"Point Break", il remake è al cinema

Girato tra Austria, Italia, Svizzera, Francia, Messico, Venezuela, Polinesia Francese, India e Stati Uniti d'America e con un budget da 105 milioni di dollari, il remake della pellicola cult "Point Break" sembra avere i numeri, sulla carta, per nutrire l'aspettativa di trovarsi di fronte ad un action-movie di un certo livello. Purtroppo, invece, alla visione, l'opera si rivela piena di lacune. Le ambientazioni sono mozzafiato, la qualità delle sequenze acrobatiche compiute da specialisti di fama è altissima ma, per il resto, è andato completamente perduto il fascino del film originario, quello del 1991 diretto da Kathryn Bigelow e interpretato da Keanu Reeves e dal compianto Patrick Swayze. Questo rifacimento, affidato al quasi debuttante Ericson Core, appare tanto visivamente spettacolare quanto assemblato con glacialità.
Johnny Utah (Luke Bracey) è un giovane agente dell'FBI. Amante degli sport estremi, si è ritirato dalle competizioni a seguito della perdita del più caro amico durante una gara motociclistica. Le sue peculiari abilità gli servono ora a infiltrarsi in un gruppo itinerante di atleti amanti del brivido capeggiati da un certo Bodhi (Edgar Ramirez) e sospettati di crimini particolari: tutti perpetrati in maniera a dir poco temeraria. Scoprirà presto che la "follia" di questi uomini deriva dal voler completare le mitiche otto prove di Ono Ozaki, imprese fisiche estreme attraverso cui è predetto il raggiungimento del Nirvana.
Grandi ideali e violenza gratuita si mischiano senza soluzione di continuità nella condotta di buona parte dei personaggi, la cui caratterizzazione resta sempre approssimativa. Lo script è debole e dallo sviluppo prevedibile, i dialoghi piuttosto poveri. A essere impeccabili sono la fotografia e gli effetti speciali che vanno a esaltare quelli che già sono i punti di forza del film, ossia gli splendidi paesaggi e le scene incredibili con protagonisti snowboard, tute alari, surf e un'ampia gamma di "discipline al limite".


Forse, poiché i dettagli che tengono desto l'interesse in una narrazione vengono ignorati, mentre si punta tutto su acrobazie e ambientazioni, sarebbe stato preferibile girare un meraviglioso documentario sugli sport estremi anziché dare alle sale l'ennesimo film in odore di mediocrità.

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