Francesca Amé
I tesori di famiglia Borromeo sono arrivati al Poldi Pezzoli. Si tratta di una trentina di capolavori provenienti dalla ricca e variegata collezione che il casato milanese raccolse in secoli di illuminata attenzione al mondo dell'arte. Sino ad oggi le tele di Bergognone, Foppa, Pinturicchio, Boltraffio, Luini e Giampietrino giacevano insieme a molte altre nei grandi caveau dell'Isola Bella, sul Lago Maggiore, dove risiede la pinacoteca di famiglia: adesso un'accurata selezione di dipinti e sculture raccolti tra la fine del Quattrocento e l'inizio dell'Ottocento è a Milano esposta nella mostra «Capolavori da scoprire. La collezione Borromeo», curata da Mauro Natale e realizzata da Telecom Progetto Italia e dal museo Poldi Pezzoli con il contributo della Regione Lombardia. Evento nell'evento, l'ingresso gratuito per i primi quattro giorni offerto da Progetto Italia: oggi, domani, sabato e domenica il pubblico potrà visitare la mostra e la ricca collezione permanente del museo di via Manzoni senza pagare il biglietto. Superfluo aggiungere che al Poldi Pezzoli si attendono, soprattutto per il fine settimana, lunghe code all'ingresso.
Dopo due fortunate tappe romane, la rassegna «Capolavori da scoprire» di Progetto Italia approda a Milano in una sede e con una esposizione d'eccezione: si deve tutto alla generosità della principessa Bona Borromeo Arese e alla complicità instaurata con un museo che fu dimora di un altro grande collezionista meneghino: Gian Giacomo Poldi Pezzoli.
A Mauro Natale, conservatore di tutta la collezione Borromeo, è spettato il difficile compito di selezionare, tra centinaia di tele di prestigio, quelle più significative, alcune delle quali esposte al pubblico per la prima volta dopo un secolo. Raccolta in tre stanze, la mostra merita una visita attenta non solo per i due ritratti femminili (sensuali e discinti) di Giampietrino, che immortala una regale Sofonisba, moglie cartaginese di Massinissa mentre beve il calice avvelenato pur di non cadere nelle mani dei romani, e un'eroica Didone nell'atto di uccidersi per amore di Enea.
Ci sono anche tele delicate di Bernardino Luini, come «Susanna e i secchioni», una splendida Madonna del Bergognone, l'intenso «San Giovanni a Patmos» del Bramantino, un bel ritratto maschile di Filippo Mazzola, dipinti di Bernardino Butinone e Gaudenzio Ferrari. Inoltre, tanto per dimostrare che i Borromeo erano collezionisti avveduti, in mostra compare una interessante selezione di manoscritti autografi di artisti: lettere di Bembo, Lippi, Pisanello, Botticelli e anche una «memoria di conto» di Michelangelo (che annotava i costi dei materiali per le sue opere).
Legata al mondo del collezionismo fin dal Rinascimento, la famiglia Borromeo Arese ha accresciuto in maniera sostanziale le sue raccolte nel 1830.
È questo l'anno in cui Giberto VI ha ricevuto dall'amministratore del nobile casato, Giovanni Battista Monti - un'insospettabile cultore di arte lombarda rinascimentale - oltre quattrocento pezzi tra dipinti e sculture. Il lascito non lasciò indifferente il giovane Giberto che coltivò il suo temperamento artistico ampliando la collezione e trasformandola in una delle più importanti e prestigiose nel panorama del collezionismo aristocratico milanese ed europeo dell'Ottocento.
«Grazie a questa mostra - spiega Annalisa Zanni, direttore del Poldi Pezzoli - si incontrano due raccolte: quella della famiglia Borromeo e quella di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Un'occasione importante che consente di restituire un tassello fondamentale della storia del gusto collezionistico milanese e di ripercorrere due secoli di storia della città».
Capolavori da scoprire.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.