Abbonati a ilGiornale PDF Premium
potrai consultarlo su PC e su iPad:
25 euro per il mensile
120 euro per il semestrale
175 euro per l'annuale
Dal Poldi Pezzoli passando per Villa Necchi
Q uale filo sottile lega una metropoli occidentale come la nostra, vittima dalle degenerazioni del benessere, a un villaggio del Ruanda prostrato dalla fame e dalle memorie del genocidio? La risposta può arrivare dallarte quando da oggetto diventa strumento di pubblica conoscenza, riflessione e dibattito. Così, desta particolare interesse il progetto dellartista cileno Alfredo Jaar, presentato ieri allHangar Bicocca e allo Spazio Oberdan a cura di Gabi Scardi e Bartolomeo Pietromarchi e promosso dalla Provincia di Milano con la collaborazione della Regione Lombardia. «It is difficult», questo il titolo, si articola in due parti. La prima è una vera e propria antologica di un artista cresciuto negli anni difficili della dittatura di Pinochet e che da sempre sviluppa opere di denuncia politica e sociale attraverso video, fotografia, installazioni e interventi sul territorio. La seconda, invece, riguarda un progetto di arte pubblica ideato dallartista specificamente per la città di Milano e realizzato grazie alla collaborazione di Igp Decaux e Mba Group. Lindagine riguarda il ruolo dellarte e della cultura sullo sviluppo della società e si articola attraverso fasi diverse, come laffissione in città di domande rivolte agli abitanti, una lecture pubblica che si terrà il 4 ottobre allo spazio Oberdan e un convegno internazionale che si svolgerà il 21 gennaio al Teatro Litta.
Lutilizzo di strumenti mediatici e pubblicitari per comunicare un pensiero al grande pubblico rappresenta un cavallo di battaglia di numerosi artisti che fin dagli anni 60 sono stati impegnati nella cosiddetta public art. Alfredo Jaar, architetto e filmaker, fa parte di una generazione di artisti che nel Latinoamerica sono stati particolarmente concentrati nel progetto di dar voce a culture delle geografie minori e della condizione postcoloniale. Negli spazi dellHangar Bicocca, che già in passato ha ospitato pregevoli testimonianze dellarte contemporanea internazionale, sono esposte installazioni di grande impatto come «The Sound of Silence», una grande scatola al cui interno vengono trasmesse immagini e parole riferite alla fame nel mondo, oppure «Untitled», sei light boxes con scorci di mare nella Baaia dellIncontro di Hong Kong dove, durante gli anni 80, approdavano i profughi vietnamiti. La sezione dello spazio Oberdan, invece, comprende video, fotografie e lightbox che lartista ha dedicato alla situazione di Paesi africani come Ruanda, Angola e Nigeria.
Lutilizzo di strumenti mediatici e pubblicitari per comunicare un pensiero al grande pubblico rappresenta un cavallo di battaglia di numerosi artisti che fin dagli anni 60 sono stati impegnati nella cosiddetta public art. Alfredo Jaar, architetto e filmaker, fa parte di una generazione di artisti che nel Latinoamerica sono stati particolarmente concentrati nel progetto di dar voce a culture delle geografie minori e della condizione postcoloniale. Negli spazi dellHangar Bicocca, che già in passato ha ospitato pregevoli testimonianze dellarte contemporanea internazionale, sono esposte installazioni di grande impatto come «The Sound of Silence», una grande scatola al cui interno vengono trasmesse immagini e parole riferite alla fame nel mondo, oppure «Untitled», sei light boxes con scorci di mare nella Baaia dellIncontro di Hong Kong dove, durante gli anni 80, approdavano i profughi vietnamiti. La sezione dello spazio Oberdan, invece, comprende video, fotografie e lightbox che lartista ha dedicato alla situazione di Paesi africani come Ruanda, Angola e Nigeria.
I commenti saranno accettati:
Qui le norme di comportamento per esteso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Qui le norme di comportamento per esteso.
Condividi:
Commenti: