L'articolo del Giornale del 26 giugno 2007, dal titolo «Ecco perché l'erede dei Savoia è il principe Vittorio Emanuele» si basa sulle dichiarazioni d'un avvocato, Franco Malnati, che pur di darsi ragione in una causa indifendibile non si accorge: 1) Di contestare l'autenticità della lettera del Re Umberto II (in cui dice al figlio che in caso di sua decadenza gli subentrerebbe Amedeo di Savoia) tranne poi a lagnarsi che siano passate dall'archivio del Re a quello del Principe Amedeo, implicitamente confermandone l'autenticità. 2) Di ritenere d'avere scoperto un documento decisivo, in realtà di per se arcinoto e del tutto irrilevante dal momento che l'elettorato attivo nelle elezioni repubblicane è argomento diverso e da non confondere con la successione dinastica nella Corona. 3) Di non sapere che Re Carlo Alberto era parente in tredicesimo grado di Re Carlo Felice, dal quale ereditò la corona. 4) Di travisare il valore di un documento dandone una lettura incongruente con l'evidenza delle parole. Infatti si tratta di una notifica da parte del Re al figlio circa le conseguenze della violazione della prerogativa regia di consentire o vietare il matrimonio dei Principi di Casa Savoia. Le conseguenze sono automatiche e immediate, come dice testualmente la norma dinastica, e producono la decadenza dalla successione e la perdita della qualità di membro della Casa Reale. Un quadro esaustivo dei corretti termini del problema della successione si ha nel sito www.realcasadisavoia.it, che tutti possono consultare.
Franco Malnati, 84 anni, avvocato, strenuo paladino di Vittorio Emanuele e di Emanuele Filiberto di Savoia cancella cinque re d'Italia con un colpo solo: tutti discesero da un sovrano illegittimo. Davvero una «grande frode». Sospinto da vis polemica, l'avvocato afferma infatti che Amedeo «non è neppure un parente, legalmente la parentela si esaurisce dopo il sesto grado». Ne consegue che secondo Malnati tutti i Savoia re d'Italia furono abusivi. Già, perché Carlo Alberto di Savoia, principe di Carignano, salito al trono alla morte di Carlo Felice (aprile del 1831) di questi era sì era parente, ma solo in tredicesimo grado; discendeva infatti da Tommaso Francesco, nono figlio di Carlo Emanuele I e di Caterina d'Austria. La successione di Carlo Alberto a Carlo Felice fu a lungo contestata per motivi politici, ma nessuno mise mai in dubbio che il continuatore della dinastia fosse lui benché i due rami della Casa risultassero separati da sei generazioni e 250 anni di storia. Così funzionano le Dinastie. Mentre incalza il 150° della proclamazione del regno d'Italia (17 marzo 1861) a chi conviene affermare che Vittorio Emanuele II fu figlio di un re illegittimo perché parente «alla lontana» del predecessore? Perché buttare via la storia solo per compiacere chi di sua scelta si collocò al di fuori della linea successoria dinastica?
Prof. Aldo A. Mola
Prendiamo nota, Professori. Intanto continua a sorprendermi la pochezza degli argomenti dei vittorioemanuelisti. L'avvocato Malnati liquida la faccenda con uno strampalato computo delle cuginanze.
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