Una politica che capisca l’attività venatoria

L'esito del voto ha sancito un Paese diviso, con un predominio a livello regionale del centro-destra al Nord, del centro-sinistra al Centro e con una quasi equità al Sud: un'evidenza di cui tutti i politici dovranno tener conto. Così come si auspica che chi governerà non sarà disposto a cedere ai ricatti di forze politiche che hanno ottenuto il 2% dei voti, un risultato inferiore alle loro stesse aspettative pre-elettorali.
La parola d'ordine dovrà quindi essere «spersonalizzare»: i dibattiti, i confronti, i programmi. Solo così si potrà tentare di ricomporre le molte fratture che hanno attraversato e attraversano oggi la società italiana e tutte le sue manifestazioni, compresa la caccia. Un settore, che tutti sanno essere importante, anche coloro che lo avversano perché, se non fosse importante, non perderebbero tempo ed energie a combatterlo. I cacciatori non vogliono combattere contro nessuno, ma sapranno ben difendersi da qualunque attacco, soprattutto se motivato unicamente da pregiudizio e ideologia: un messaggio forte e chiaro, inviato a tutti coloro che potrebbero esserne interessati, fuori e dentro il mondo venatorio.

L'attività venatoria non può essere utilizzata come mero strumento per ottenere successi politici oppure essere interpretata e vissuta come fine a se stessa, bensì quale tassello fondante della ruralità e della gestione territoriale e faunistica. L'Anuu l'ha sempre intesa così ed è sempre stata disponibile a lavorare con chi vuole costruire.

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