La politica creativa di D’Alema: «Napoli pulita, merito di Romano»

da Milano
Lo avessero scelto al posto di Panariello come testimonial del giochino elettronico per cervelloni, D’Alema quel trabiccolo lo avrebbe fatto saltare con un punteggio flipperistico. Troppo intelligente. Lo dice la vox populi e lo conferma la sua personalissima vox dei: quella con cui Baffino dispensa sapienza dialettica e sofismi da studiare al ginnasio. Quella con cui si lancia in arditi ribaltoni della verità.
In principio furono il canotto e quella caduta in mare spacciata per leggiadra esibizione di tuffi. Tutto sommato un allenamento per la prova magistrale: quella di far passare il governo precedente come «risolutore» del disastro di Napoli. Che messa così suona un po’ come ringraziare Nerone perché a Roma per un certo periodo si potevano fare barbecue da urlo.
Teatro del capolavoro è stata la tribuna televisiva di Ballarò, dove l’ex premier ha consegnato alla storia questo ragionamento: «La soluzione del problema rifiuti l’ha adottata il governo Prodi con il decreto che ha dato al commissario straordinario il potere di aprire le discariche». Sontuoso. Inattaccabile. Fa niente se durante il mandato di Prodi i cartografi stavano pensando di far aggiungere ad Alpi e Appennini anche le montagne di immondizia di Napoli. Fa niente se quel famoso decreto è rimasto lettera morta perché nessuno si azzardava ad attuarlo, presi com’erano a difendere Bassolino. E fa niente se c’è voluto l’esercito (per D’Alema solo «propaganda») per impedire i blocchi ai siti. Fa niente. I meriti atavici sono comunque tutti di Prodi. Per i rifiuti, per il calo di tasse e spesa pubblica, per il federalismo. E per le balene che non si estinguono più, per la coda al casello che fila via veloce, per la pasta che non scuoce.
Liberi tutti, la sagacia di D’Alema può pascolare allo stato brado. Preso in mezzo da un Veltroni ciondolante e un Prodi perso tra il telefono e il cielo, Massimo si arrampica tra cause ed effetti e promette nuove mirabolanti avventure per tenere in piedi la baracca Pd. L’Ici? L’aveva tagliata Padoa-Schioppa per farci gli origami, ma le forbici erano spuntate e non se ne è fatto niente. L’operazione trasparenza fiore all’occhiello di Brunetta? Un plagio, Prodi aveva pronta l’operazione Swarovski. E così lo scippo ideologico è sdoganato. D’Alema, trapezista del paradosso, può tutto. Può convincerci che la sua mediazione ha fatto vincere tre scudetti all’Inter e la classifica cannonieri a Protti nel ’96; può dimostrare che con una mozione ha diffidato le correnti ascensionali dal portare temporali in estate (col maltempo i tuffi dal gommone hanno coefficiente più alto); può persuaderci che una commissione da lui presieduta ci libererà da punti neri e doppie punte. Perché poi, a ben vedere, se il Lìder Maximo ha ragione, allora vuol dire che basta dire una cosa per farla accadere.

«Apriremo le discariche», e subito arriva un (altro) governo che esegue. E quindi presto, diciamo tutti insieme «la benzina costerà meno dell’acqua» e vediamo se funziona o se il potere divinatorio è solo di D’Alema.
Piove, governo ladro. Non piove, ex-governo non-ladro.

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