Politica e affari, la Cina in città

Conta seimila imprese, investe su calcio, marchi e palazzi storici: la comunità asiatica ha più peso, ma molte ombre sulla sicurezza

Si stanno comprando anche il «Diavolo». Dopo l'Inter, nelle prossime settimane si chiuderà l'affare tra Fininvest e Sino-Europe Sports e allora anche il Milan parlerà cinese. Ennesima (e non ultima) meta di uno shopping che i colossi asiatici hanno iniziato da tempo in città e tenendo ampia la mira: calcio, fashion, imprese, immobili: da Krizia alla Pirelli a Palazzo Broggi, i cinesi si stanno costruendo anche un quartiere con giardini pensili vicino al Bosco Verticale. E la Camera di Commercio registra quasi 6mila imprese, la metà gestite da donne. Le seconde generazioni non si lanciano ancora in politica, ma partecipano al voto e hanno raccolto fondi per i terremotati.

Una Cina che pesa economicamente, e peserà sulle scelte delle amministrazioni: il sindaco non consegnerà personalmente la cittadinanza onoraria al Dalai Lama a ottobre, per non «turbare» il consolato. Ma è una comunità su cui continuano a pesare ombre: dai fenomeni della prostituzione allo spaccio di shaboo al riciclaggio di documenti.

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