
"Sul testo ci stiamo lavorando. La natura sarà totalmente difensiva ed è sul tavolo la possibilità di attivazione in 24 ore" spiega al Giornale chi è impegnato nel delicato dossier delle garanzie di sicurezza per l'Ucraina, simile all'articolo 5 della Nato, in caso di nuovo attacco russo. I tempi per chiudere e trovare la sintesi con la task force guidata dal segretario di Stato americano, Marco Rubio, sono di 7-10 giorni. L'obiettivo è consegnare un accordo definitivo al presidente ucraino Zelensky, in vista dell'auspicato faccia a faccia con il nuovo Zar, Vladimir Putin, all'inizio di settembre. L'Ucraina non entrerà nella Nato, ma il modello simile all'articolo 5 sulla difesa collettiva sarà aperto "anche all'adesione di paesi che non fanno parte dell'Alleanza atlantica". L'Australia, che avrebbe già dato l'adesione all'invio di truppe con la coalizione dei volenterosi è un esempio, ma ci sono pure altre nazioni pronte ad aderire alla proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni già avanzata in primavera e caldeggiata dalla Casa Bianca nel recente vertice di Washington. "Dobbiamo pensare a soluzioni più durature" che limitarci a inviare forze di pace europee in Ucraina, aveva affermato Meloni a margine della riunione dei leader della Ue a Bruxelles in marzo. "È una cosa diversa dall'entrare nella Nato - aveva aggiunto - ma implica estendere la copertura di cui godono i paesi Nato anche all'Ucraina".
La fonte del Giornale conferma che "tutto è ancora in lavorazione", ma in caso di nuovo attacco russo "le misure che scatterebbero non saranno necessariamente solo militari". Le opzioni includerebbero la fornitura a Kiev di un supporto difensivo rapido e duraturo, assistenza economica, il rafforzamento dell'esercito ucraino e l'imposizione di sanzioni alla Russia. Per l'Italia, come ha ricordato su Rete 4, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, sarà necessario un passaggio parlamentare.
Il "binario militare", parallelo a quello diplomatico del modello articolo 5, attivato ieri con la riunione dei capi di Stato maggiore deve elencare le vere disponibilità europee da mettere sul piatto. Francia e Gran Bretagna sono decise ad inviare truppe sul campo, ma la Germania ha già cominciato a fare marcia indietro. Le stime realistiche più attendibili parlano di 15-20mila uomini, che significa tre volte tanto su turnazione annuale. Il compromesso che si potrebbe delineare è la creazione di una forza di deterrenza non in Ucraina, già in parte esistente e dispiegata sul fianco Est dell'Alleanza, comprese truppe italiane, pronta ad intervenire con il nuovo articolo 5 modello Nato. Gli stessi inglesi cominciano a parlare di un impegno navale in acque internazionali con base nel porto romeno di Costanza per difendere Odessa in caso di necessità. Una brigata corazzata potrebbe venire dispiegata in Polonia. L'appoggio aereo americano può venire garantito dalle squadriglie di F-35 già presenti sul territorio di Varsavia e di Bucarest e basi verso Est, come Aviano, dove ci sono armi nucleari e sono un ulteriore deterrente. Dal Baltico al Mar Nero sono già schierati 40mila uomini della Nato a rotazione permanente suddivisi in quattro brigate multinazionali dotate di artiglieria, mezzi pesanti e difesa aerea. E vanno aggiunte le Forze di reazione rapida, pronte a venir dispiegate compresi 3mila militari italiani già sul campo o che possono venire mobilitati in fretta.
In luglio il generale americano, Christopher Donahue, ha presentato il piano operativo per irrobustire la Nato ad Est. Assieme al nuovo articolo 5 è una deterrenza non indifferente per garantire la sicurezza dell'Ucraina.