Sale la febbre dell’oro sulle borse mondiali: le quotazioni del metallo giallo hanno sfondato la scorsa settimana i 2.380 dollari l’oncia. E la corsa pare destinata a proseguire viste l’acme della tensione raggiunta in Medio Oriente con l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele, pur in gran parte neutralizzato. Senza contare il conflitto in Ucraina e due fattori tecnici: un’inflazione che resta sopra il 3% negli Stati Uniti e le banche centrali intente ad aumentare le riserve, soprattutto quelle dei Paesi emergenti sempre più attente a sostituire il dollaro. Insomma, secondo gli analisti, non si può escludere un nuovo primato in area 2.450 – 2.500 dollari nei prossimi 12 mesi. Vediamo allora come farsi un rifugio tutto d’oro contro le tempeste di Borsa.
FONDI E LINGOTTI
Un modo molto diffuso nel mondo della finanza per posizionarsi sull’oro anche con somme modeste è quello di sottoscrivere gli Etf specializzati, detti anche gli Etc (Exchange traded commodity). Si tratta di fondi che consentono un investimento diretto o derivato sul biondo metallo e che sono di norma rapidamente liquidabili.
STERLINE E MARENGHI
Chi, invece, non vuole rinunciare a quell’innato senso di sicurezza che trasmette tenere tra le mani «oro fisico», può optare per le cosiddette monete auree da investimento: per esempio Sterline, Marenghi e Krugerrand. Si possono acquistare in banca o presso società specializzate e autorizzate da Bankitalia. Meglio evitare, quindi, i “compro oro”. Va detto che sull’oro da investimento l’Iva non si paga e il valore di riferimento è certo, ma le commissioni di vendita e riacquisto che banche e società applicano possono variare in modo significativo. Un discorso a parte meritano poi le emissioni commemorative o della Zecca ovvero il cosiddetto «oro da gioielleria»: il valore è dato dalla numismatica e quindi è più incerto e si paga l’Iva del 22 percento.
LINGOTTI, ECCO COME RICONOSCERLI
I lingotti sono un’altra soluzione per investire nell’oro. Sono disponibili di norma nei formati da un’oncia, 50 e 100 grammi (e su ordinazione anche in altri formati), contrassegnati da un numero di serie univoco e garantiti da un certificato di purezza. A questo proposito, si definisce «oro da investimento» quello che fa riferimento a lingotti di peso superiore a un grammo di purezza pari o superiore a 995 millesimi o a monete d'oro di purezza pari o superiore a 900 millesimi, coniate dopo il 1800, che hanno o hanno avuto corso legale nel Paese d’origine. Custodire i lingotti presso caveau di massima sicurezza del territorio italiano può costare 18-20 euro a trimestre, per fasce da 5mila euro di controvalore.
AZIONI AURIFERE PRONTE AL BALZO
Negli ultimi tre anni l’oro è cresciuto del 31% mentre il settore azionario delle società produttrici è rimasto invariato ma potrebbe essere pronto al rimbalzo. Il flusso di cassa di queste aziende è ora solido, mentre le spese in conto capitale e l’indebitamento sono oggi molto al di sotto dei livelli raggiunti tra il 2016 e 2021. Allo stesso modo la maggioranza dei produttori ha un rapporto contenuto tra debito netto e margine operativo lordo. Inoltre oggi la maggior parte dei gruppi storici mira a sostenere la produzione piuttosto che inseguire la crescita a ogni costo.
Secondo gli esperti, alla luce dei fattori appena descritti, esiste un potenziale di apprezzamento delle società produttrici di oro che potrebbe consentire di recuperare il terreno perso in Borsa rispetto all’oro in questi tre anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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