Ex Ilva, boccata d'ossigeno dal governo

Ok del Cdm a erogare 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 per la Cig

Ex Ilva, boccata d'ossigeno dal governo
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Oltre 120 milioni per Cig e formazione piovono sull'ex Ilva, ma cresce la paura che si vada verso uno spezzatino del gruppo con i siti del Nord (Genova, Novi Ligure, Racconigi) da una parte e quelli del Sud (Taranto) dall'altra. Seppur il ministro delle Imprese Adolfo Urso abbia accolto la richiesta dei sindacati di tornare sulle decisioni prese (la convocazione del 28 novembre solo per i siti del Nord), la seconda convocazione unisce i tavoli allo stesso giorno, ma separa comunque i tavoli delle trattative (uno alle 15 e l'altro alle 16).

Al di là dei dettagli di forma la sensazione che trapela da più parti è che Taranto e i siti del Nord potranno salvarsi solo prendendo strade diverse o comunque con il coinvolgimento di attori dai diversi interessi.

Intanto il Governo ha cercato di dare un segnale di continuità alla trattativa con il via libera del Consiglio dei ministri al decreto-legge che introduce misure urgenti per assicurare la prosecuzione delle attività produttive degli stabilimenti ex Ilva, tutelare i lavoratori e riconoscere indennizzi al territorio. Tra le novità, il decreto autorizza Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria a utilizzare i 108 milioni residui del finanziamento ponte risorse indispensabili per garantire la continuità degli impianti fino a febbraio 2026, data in cui è attesa la conclusione della procedura di gara per l'individuazione dell'aggiudicatario. I restanti 92 milioni del finanziamento sono già stati destinati agli interventi essenziali sugli altoforni, alle manutenzioni ordinarie e straordinarie, agli investimenti ambientali connessi alla nuova Aia e al piano di ripartenza. Sul fronte dei lavoratori, il decreto stanzia ulteriori 20 milioni per il biennio 2025-2026, consentendo allo Stato di farsi carico dell'integrazione fino al 75% del trattamento di Cigs, finora sostenuta direttamente da Acciaierie.

Il provvedimento interviene inoltre sul Fondo per gli indennizzi ai proprietari di immobili del quartiere Tamburi, permettendo che le somme residue del 2025 possano essere utilizzate per integrare gli indennizzi parziali riferiti alle domande presentate l'anno precedente.

Infine, viene riconosciuto ad Acciaierie un indennizzo relativo ai contributi per le imprese a forte consumo di energia (energivore), in particolare per gli sconti sulle forniture energetiche e per le quote Ets.

In parallelo, i sindacati chiedono che «la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si assuma la responsabilità, ritiri il piano di chiusura presentatoci negli scorsi incontri, come condizione per ripristinare il tavolo nazionale di confronto esclusivamente a Palazzo Chigi garantendo l'integrità e la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti».

Dalle prime ore di mercoledì è in corso lo sciopero articolato in tutti gli stabilimenti ex Ilva di Genova, Novi Ligure, Taranto, Racconigi, Salerno e nelle prossime ore si riuniranno Milano, Paderno Dugnano, Marghera e Legnaro. «Nelle assemblee - osservano i sindacati - i lavoratori hanno appreso la gravità della situazione, mai raggiunta fino ad oggi nella storia del più grande gruppo siderurgico nazionale ed europeo, ed hanno deciso di mettere in campo iniziative di mobilitazione forti». Tuttavia, dopo l'incontro in prefettura e la assemblea in piazza a Cornigliano i lavoratori dell'ex Ilva hanno smobilitato il presidio. La decisione di aprire un tavolo sugli stabilimenti ex Ilva del Nord Italia era la richiesta che aveva portato in piazza i dipendenti e gli operai dell'acciaieria.

Sullo sfondo resta intanto una trattativa appesa al filo con potenziali quattro acquirenti, di cui due extra Ue coperti da riserbo e due strettamente finanziari. Più una serie di offerte da player italiani per asset spacchettati e minori del complesso Ilva.

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