L'Arabia Saudita paga 55 miliardi per i videogiochi di Electronic Arts

In campo il Fondo Fif

L'Arabia Saudita paga 55 miliardi per i videogiochi di Electronic Arts
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Quando si pensa ai videogiochi la mente vola subito verso il Giappone e gli Stati Uniti, ma da ieri bisogna guardare anche al Medio Oriente. Electronic Arts (EA), produttore statunitense di videogiochi del calibro di Fifa, The Sims e Battlefield, cambia passaporto e vola in Arabia Saudita.

L'azienda ha raggiunto un accordo, da completare entro il primo trimestre del 2027, con il fondo sovrano saudita Pif, supportato da Silver Lake e da Affinity Partner, il fondo di Jared Kushner, nientemeno che il genero di Donald Trump. L'operazione, interamente cash, comporta il trasferimento di più di 55 miliardi di dollari, stabilendo un nuovo record per il più grande buyout della storia e la maggiore acquisizione del 2025.

L'accordo è in linea con l'obiettivo del Pif di investire fino a 70 miliardi quest'anno in progetti legati all'intelligenza artificiale per diversificare la propria economia. Nel pratico, l'investimento è una scommessa sul fatto che le nuove tecnologie possano ridurre in modo significativo i costi operativi di EA, ma anche velocizzare la produzione dei videogiochi.

L'utilizzo dell'intelligenza artificiale in questo, apre scenari interessanti ma anche

controversi: da un lato, l'intelligenza artificiale potrebbe accelerare la produzione di contenuti e rendere più efficiente lo sviluppo; dall'altro, resta il timore che la creatività e l'autenticità dei giochi possano risentirne.

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