Manovra, Confindustria ora alza i toni

Orsini: "Sostegni sull'energia". Liverani (Ania): "No a tasse sulle assicurazioni"

Emanuele Orsini
Emanuele Orsini
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La data cerchiata di rosso sul calendario del governo è quella di lunedì 13 ottobre quando nel pomeriggio dovrebbe tenersi la riunione del Consiglio dei ministri sulla manovra. L'agenda è già fitta: questo venerdì sono attesi a Palazzo Chigi i leader di Cgil, Cisl e Uil, mentre lunedì mattina, dunque prima del Cdm, le associazioni datoriali. Oggi pomeriggio si svolgerà invece il vertice tra i leader di centrodestra insieme alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.

Si profila una manovra «leggera» che parte da una base di 16 miliardi, incentrata sul taglio dell'Irpef per il ceto medio, l'ampliamento del perimetro delle misure sulla natalità, il percorso per far crescere gradualmente le spese della Difesa e la sterilizzazione dell'aumento dell'età pensionabile di tre mesi dal 2027. Secondo l'Istat, «nell'ultimo biennio la manovra avrebbe un effetto espansivo sul Pil di un decimo di punto in entrambi gli anni». La Ragioneria ed il Mef stanno lavorando sulle ultime simulazioni per trovare le coperture necessarie. Il pacchetto famiglia vale circa in miliardo. Si fa spazio l'ipotesi di cercare di ampliare le agevolazioni fiscali con applicazione di quoziente familiare ai nuclei con almeno due figli. La maggioranza sarebbe al lavoro anche per la conferma del congedo parentale facoltativo all'80% dello stipendio per tre mesi dopo la fine di quello obbligatorio.

È stato chiesto che i ministeri si impegnino per limare le loro spese, per circa 10 miliardi. Ma ogni partito sta avanzando le sue priorità. Il taglio dell'Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50 mila euro - per un totale di circa 440 euro l'anno in più in busta paga - costerebbe circa 4 miliardi. Forza Italia spinge perché la sforbiciata possa arrivare fino a 60mila euro di reddito, ma servirebbero altri 3 miliardi. Anche per la rottamazione le risorse sarebbero limitate. La Lega chiede la pace fiscale, sembra profilarsi una versione in 96 rate lungo massimo 8 anni (per farla servirebbe almeno un miliardo). Resta poi da capire se ci sarà un eventuale nuovo contributo al finanziamento della legge di bilancio dalle banche.

Sta, intanto, dialogando col governo il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che avverte: «Il 78% del welfare del paese si sostiene grazie alle imprese e agli imprenditori e che se crolla questo è un problema. Se vogliamo essere competitivi l'Italia deve correre e servono misure per farla correre», quindi bisogna «mettere l'industria al centro». Orsini ha poi citato l'esempio della Spagna dopo il bilaterale a Madrid della settimana scorsa: «Il presidente degli industriali spagnoli ci ha detto che hanno la fortuna di pagare energia qualche giorno zero, o anche negativa. Quindi sull'energia e sui piani di investimenti serve fare qualcosa».

A intervenire è anche l'Ania: «Non temiamo interventi sulle assicurazioni, negli anni scorsi c'è stato un atteggiamento di questo genere» ma «lo strumento assicurativo è come un bulldozer che può spianare la strada a tanti problemi socioeconomici del Paese.

Non si può pilotare il bulldozer con una mano e poi con l'altra aprire il serbatoio e svuotarlo del carburante perché si ha bisogno di fare cassa», ha detto il presidente dell'associazione delle imprese assicuratrici, Giovanni Liverani, rispondendo a chi gli chiedeva se temesse interventi sulle assicurazioni nella prossima Legge di bilancio. Come comparto, rivendica, «investiamo mille miliardi all'anno, buona parte dei quali nell'economia reale, e siamo detentori del 10% dei titoli di Stato italiani, quindi, il nostro è un ruolo sociale».

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