Pressione fiscale da record. Ma Landini chiede altre tasse

La pressione fiscale in Italia ha raggiunto un livello storico, gravato dall'aumento dell'inflazione. Le imprese ne pagano le conseguenze, intanto Landini rilancia il contributo di solidarietà

Pressione fiscale da record. Ma Landini chiede altre tasse

Il fardello fiscale che grava sulle spalle degli italiani ha assunto dimensioni impressionanti. Da record. Nel nostro Paese, la pressione data dal rapporto tra le entrate e il pil ha raggiunto il 43,8%: un primato storico, ma in negativo. Mai, infatti, nello Stivale si era sfiorato un simile carico sul fronte tributario. E a ciò si aggiunge il peso di una burocrazia fiscale ormai pachidermica, in grado di complicare ulteriormente la vita ai cittadini. Le rilevazioni Ufficio studi della Cgia lanciano l'allarme: avanti così non si può andare. Peccato che, sul fronte politico, la risposta non sia sempre efficace. Pensiamo ad esempio alla "genialata" partorita dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che in un simile e preoccupante contesto ha proposto un nuovo contributo di solidarietà ai più ricchi.

Pressione fiscale record: le cause

Ma andiamo con ordine e partiamo proprio dalle note più dolenti. La pressione fiscale al 43,8%, registrata dalla Cgia, è infatti ritenuta riconducibile all'interazione di tre aspetti congiunturali distinti e non tanto a un aumento della tassazione su famiglie e imprese. Il che non rassicura affatto, perché anzi dimostra che il problema è più articolato di quanto si creda. La prima concausa individuata è il forte aumento dell'inflazione, che ha fatto salire le imposte indirette; la seconda, il miglioramento economico e occupazionale avvenuto nella prima parte dell'anno, che ha favorito la crescita delle imposte dirette; la terza, l'introduzione nel biennio 2020-2021 di molte proroghe e sospensioni dei versamenti tributari, agevolazioni che sono state cancellate per il 2022. Ad ogni modo, la Cgia segnala anche che in termini assoluti, secondo gli ultimi dati del Mef (gennaio-settembre 2022), le entrate erariali rispetto allo stesso periodo del 2021 sono cresciute di 37 miliardi di euro: di cui 5,5 miliardi di Irpef, 8,9 miliardi di Ires e 17,8 miliardi di Iva.

"Pressione fiscale reale oltre il 50%"

A fare la differenza sull'argomento è anche la lettura dei dati, che in questo caso riserva dettagli ancor più emblematici. Con l'introduzione del bonus Renzi, infatti, dal 2014 la pressione fiscale in Italia presenta una doppia lettura: quella al netto degli sgravi fiscali - che nel 2022 ha raggiunto il 41,9% del pil - e quella ufficiale che tocca il picco massimo del 43,8%. C'è poi una terza versione: quella reale che si ottiene depurando dal pil nazionale la quota riconducibile all’economia non osservata che, per sua natura, non produce gettito. Ricordando che la pressione fiscale è pari all'incidenza percentuale del rapporto tra il gettito erariale e il pil, se quest'ultimo termine diminuisce (perché si sottrae la quota riconducibile al sommerso), il risultato finale aumenta. Così, spiega la Cgia, per l'anno in corso la pressione fiscale reale in capo ai contribuenti fedeli al fisco si avvicina ormai al 50%.

Il peso della burocrazia

Peraltro, oltre a dover sostenere una pressione fiscale da record, gli italiani si trovano anche a faticare per pagare le tasse. Tale difficoltà, dovuta alla burocrazia, è accusata soprattutto dalle aziende: ovvero dai nuclei che mantengono viva l'economia del Paese. "La qualità e la quantità dei servizi resi ai cittadini e alle imprese è molto inferiore alla media europea", ha affermato al riguardo la Cgia. Secondo la Banca Mondiale (Doing Business 2020), poi gli imprenditori italiani impiegano in media 30 giorni all’anno (pari a 238 ore) solo per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute; per completare tutte le dichiarazioni dei redditi e per presentarle all'Amministrazione finanziaria; per effettuare il pagamento on line o presso le autorità preposte. La media dell'Area Euro è invece di 18 giorni (147 ore).

Landini: "Contributo di solidarietà dai ricchi"

Burocrazia, tasse, lacci e lacciuoli che si aggiungono alla generale situazione di crisi. Metteteci pure il costo dell'energia. Per i cittadini il momento è decisamente complesso e a peggiorare la situazione ci pensano alcune proposte a nostro avviso deleterie, come quella rilanciata stamani sul Corriere dal segretario generale Cgil Maurizio Landini. Per il Paese - ha spiegato il sindacalista - si possono trovare risorse, partendo "dalla parte più ricca".

Come? "Non solo ampliando la platea di imprese soggetta alla tassa sugli extraprofitti e aumentando l'aliquota ora al 25%, ma anche con un contributo di solidarietà, per creare nuova occupazione, da chiedere a chi ha ricchezze superiori a un milione di euro e redditi oltre i 100 mila". Una vecchia e dannosa ricetta di sinistra, ripresentata all'occorrenza: l'ideale per inasprire le spaccature sociali e per dare il colpo di grazia a un sistema già in affanno.

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