Politica economica

Prova di forza al veleno di Assolombarda

A gara per Confindustria. Garrone in vantaggio con i voti di Via Pantano, ma non basta a cancellare i conflitti d’interesse

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La vecchia nomenklatura confindustriale non vuole passare lo scettro. Dei quattro candidati alla presidenza di Viale dell’Astronomia solo Edoardo Garrone, presidente di Erg e del gruppo Il Sole 24 Ore, è già certo di arrivare alla «finale» del voto all’assemblea del 23 maggio. L’imprenditore genovese, infatti, dispone già del 20% dei voti validi dell’assise pur avendo ricevuto meno firme dei consiglieri (43 contro 49) rispetto a Emanuele Orsini, attuale vicepresidente di Confindustria con delega al credito e al fisco. Ciò significa che il «sistema» rappresentato da Assolombarda e dall’Unione industriali di Torino ha già deciso per tutti gli associati, come da tradizione (fatto salvo l’exploit di Antonio D’Amato nel 2000), quale cavallo portare al traguardo incurante delle diverse istanze che salgono dal mondo industriale. Occorre tuttavia interrogarsi se nel 2024 abbia ancora senso una rappresentanza degli imprenditori cristallizzata nel triangolo industriale del Nord-Ovest e chiusa alle novità provenienti dal Centro e dal Sud, caratterizzati da un tessuto di Pmi, sicuramente più piccole ma più vitali rispetto ad alcuni colossi settentrionali la cui consistenza va rarefacendosi. E, soprattutto, bisognerebbe ragionare anche su una leadership «ecumenica» in un momento nel quale ricucire le lacerazioni del territorio nazionale sarebbe più che mai una necessità.

Il rischio di un presidente di Confindustria autoreferenziale rispetto alle istanze del solo Nord, per quanto importanti, potrebbe limitare se non nuocere alla rappresentatività stessa del sistema tutto. E, purtroppo, questo schema pare delinearsi all’orizzonte. Basta scorrere la lettera inviata dai tre saggi di Confindustria (Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi) inviata al sistema associativo in vista dell’avvio delle consultazioni. Si intende, infatti, «blindare» il confronto interno tra i quattro candidati Emanuele Orsini, Edoardo Garrone, Antonio Gozzi e Alberto Marenghi per evitare che le tossine del conflitto si propaghino anche all’esterno. Vi si legge: «Vogliamo richiamare, in particolare, l’impegno ad esprimere ed a rappresentare le proprie opinioni sul rinnovo della presidenza nell’unica sede statutariamente deputata - rappresentata dalla nostra commissione - con la massima attenzione alla riservatezza sui contenuti delle audizioni e degli orientamenti espressi». L’impressione che se ne ricava dall’esterno è che si stia cercando di agevolare comportamenti omertosi anziché favorire una democratica trasparenza. Il tentativo di estromettere Orsini dalla competizione puntando su vecchie e modestissime questioni, peraltro risolte da tempo, e che hanno fatto scattare immediatamente le querele da parte dell’“accusato”, è miseramente fallito. Ma la competizione sarà tutt’altro che un confronto sui programmi giacché nei corridoi di Viale dell’Astronomia, secondo quanto si apprende, sono circolati altri dossier ugualmente “velenosi” nei confronti degli altri candidati. Insomma, eventuali interrogativi sui potenziali conflitti di interessi di Garrone, imprenditore dell’energia in un sistema che di energia vive o che vuole mantenere entrambe le cariche di leader confindustriale e presidente del quotidiano di riferimento saranno ricoperti da una coltre di nebbia. La stessa che d’inverno talvolta avvolge a Milano Via Pantano, sede di Assolombarda, dovrebbe calare anche sull’Eur di Roma.

D’altronde, il via libera di venerdì sera dei tre saggi, di concerto con i probiviri, aveva lo scopo di sopire le tensioni. Non a caso hanno dato il via libera a tutti e quattro i candidati in quanto «non sono emersi elementi formalmente ostativi». Ma neppure è un caso che la missiva evidenzi come «altrettanto importante sarà mantenere e qualificare l’indipendenza del confronto elettorale interno rispetto ad eventuali appoggi e supporti espressi da soggetti estranei al sistema associativo». In altre parole, deve tutto rimanere fra le quattro mura dei palazzi confindustriali. Il «tour» dei tre saggi per confrontarsi con la base sulle candidature partirà venerdì prossimo a Torino per concludersi l’11 marzo a Napoli. Previste due tappe a Roma (28-29 febbraio nella sede centrale) e a Milano (1 marzo in Assolombarda e l’8 marzo a Federchimica).

La gara è aperta, purtroppo tra miasmi che non sarà facile diradare.