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Riserve auree di Bankitalia, arriva un nuovo altolà della Bce

L'Eurotower chiede chiarimenti sull'emendamento. Fdi: "Non si capisce la sua finalità". Mef al lavoro

Riserve auree di Bankitalia, arriva un nuovo altolà della Bce
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La Bce torna a fermare l'emendamento di Fratelli d'Italia alla legge di Bilancio sulle riserve auree della Banca d'Italia. Secondo il parere pubblicato ieri, «non è ancora chiaro quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione rivista» e le autorità italiane sono invitate a «riconsiderare la proposta», anche per «preservare l'esercizio indipendente dei compiti fondamentali» dell'istituto. L'ultima versione dell'emendamento è arrivata a Francoforte il 4 dicembre, ma «non è accompagnata da alcuna relazione illustrativa che ne illustri la ratio». La Bce riconosce alcune novità rispetto alla precedente versione (che assegnava tout court la proprietà allo Stato «in nome del Popolo italiano»), in particolare il rispetto degli articoli del trattato sulla gestione delle riserve auree dei Paesi e il fatto che le riserve rimarrebbero iscritte nel bilancio di Bankitalia. La Bce ha sottolineato che nell'assolvimento del compito di detenere e gestire le riserve ufficiali né l'Eurotower né una banca centrale nazionale possono ricevere istruzioni dai governi degli Stati membri. Viene così ribadita l'importanza dell'autonomia tecnica delle banche centrali e il divieto di finanziare il settore pubblico. Di qui i dubbi sulla finalità della norma.

La Presidenza del Consiglio ha segnalato comunque l'emendamento al ministero dell'Economia cui spetterà il compito di trovare eventualmente una conciliazione, sottolineando come la proprietà delle riserve e la gestione delle stesse - che rimarrebbe comunque in capo a Bankitalia - resteranno comunque separate. Il testo, fortemente voluto da FdI e sostenuto dalla Lega, ribadisce che l'oro di Bankitalia appartiene al popolo italiano, senza compromettere l'autonomia tecnica dell'Istituto centrale. Il senatore leghista Claudio Borghi, tra i relatori della legge di Bilancio, aveva annunciato la propria firma sull'emendamento appena sarà pronto precisando che si tratta di «una battaglia che va avanti da più di dieci anni e che, se vinta, potrebbe salvare il Paese da un rischio molto superiore persino a quello del Mes». La norma ricalca infatti una sua proposta di legge del 2018.

Il dossier al Mef resta al centro dei lavori sulle coperture della manovra. Il primo pacchetto riguarda banche e assicurazioni, con un contributo di 600 milioni in due anni e l'incremento dell'aliquota sulla polizza Rc auto per infortuni del conducente, previsto da un emendamento di FdI.

Altre risorse arriveranno dall'aumento graduale della Tobin tax, dalla tassa sui pacchi e dalla rivalutazione dei terreni. Ancora incerta la tassazione agevolata sull'oro da investimento, che potrebbe avere un impatto sul margine di modifica della manovra.

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