Il bianco e il nero

"Sotto i 9 euro è sfruttamento". "Meglio il taglio del cuneo...". Lo scontro sul salario minimo

Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato il dem Francesco Boccia e il meloniano Tommaso Foti sul salario minimo

"Sotto 9 euro l'ora è sfruttamento". "Meglio il taglio del cuneo...". Lo scontro sul salario minimo

Lo scontro sul salario minimo, probabilmente, slitterà a settembre, ma le polemiche non si fermano. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato, e Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera.

L'Italia ha davvero bisogno di una legge sul salario minimo?

Foti: "Bisogna chiederlo a chi è stato nella passata legislatura al governo 1750 giorni, come gli esponenti Cinque Stelle o a chi, come gli esponenti del PD ci sono stati per 1250 giorni. Pare evidente che tra la tutela di coloro che la Schlein chiama 'schiavi' e l’occupazione delle poltrone il fronte giallo rosso abbia scelto quest’ultima. L'aumento delle buste paga dei lavoratori è una priorità per Fratelli d'Italia che infatti ha agito, fin dall'inizio della legislatura, su questo campo a partire da un taglio record del cuneo fiscale. Quanto al salario minimo occorre tener conto che in Italia il 97% dei contratti nazionali sono sottoscritti dalle maggiori organizzazioni sindacali e la nostra contrattualistica viene invidiata da tutta Europa. E allora la strada maestra, se si vogliono realmente superare le attuali storture, e arrivare ad un salario dignitoso per tutti i lavoratori, è quella di estendere 'erga omnes' i contratti nazionali di settore maggiormente applicati, oltre alla diminuzione della pressione fiscale e contributiva. Solo in questo modo verrebbero meno i contratti pirata. Quanto alla misura proposta dalle opposizioni non quantifica i fondi necessari per la sua realizzazione e prevede l’entrata in vigore il 15 novembre 2024. Insomma, per il Pd e soci, gli 'schiavi' possono attendere altri 500 giorni".

Boccia: "Quando ti scontri ogni giorno con la vita reale e incontri lavoratori sottopagati, sfruttati, costretti ad orari di lavoro interminabili per avere una paga da fame, penso che nessuno dotato di un minimo di coscienza possa avere dei dubbi. Sì l’Italia ha bisogno di una legge sul salario minimo, anzi siamo già in ritardo rispetto al resto del mondo. È una misura che esiste già in altri Paesi, non è assistenzialismo come pensa il ministro Musumeci, né una misura da URSS come ha sentenziato il vicepremier Tajani, non farebbe male al mondo del lavoro come ha incautamente dichiarato la ministra Calderone. È una misura che dà dignità al lavoro e, quindi, le opposizioni non possono fare alcun passo indietro perché significherebbe tradire i lavoratori".

Non si rischia di indebolire i sindacati e la contrattazione collettiva?

Foti: “Livellare indiscriminatamente tutti i lavoratori ad un’unica norma, senza rispettare le condizioni di partenza e i procedimenti già in atto nei singoli territori, potrebbe rappresentare la più alta delle iniquità, in quanto produrrebbe l’effetto contrario dell’idea di giustizia cui è ispirato il quadro di riferimento nazionale ed europeo. La legge sul salario minimo così come proposta dalle opposizioni, tra l’altro, finirebbe per creare problemi per quanto riguarda il rinnovo dei contratti collettivi nazionali che già oggi prevedono una retribuzione superiore ai nove euro proposti e che, complessivamente, finirebbe per indebolire la natura del contratto collettivo nazionale il cui valore è attestato dall’articolo 39 della Costituzione. In altre parole, una misura di questo tipo potrebbe diventare un parametro sostitutivo al ribasso anziché aggiuntivo o migliorativo per chi lavora”.

Boccia: "La proposta del Pd e delle altre opposizioni unite, va proprio nella direzione opposta: rafforza la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore il contratto più rappresentativo, contrasta i contratti pirata e la concorrenza sleale con le aziende oneste, al contempo, fissa una soglia legale al di sotto della quale non si può scendere nemmeno con la contrattazione. È una battaglia che, insieme alla segretaria Elly Schlein, vogliamo fare insieme ai sindacati".

Siete favorevoli al cosiddetto "lodo Rizzetto"?

Foti: “Pretendere come vuole l’opposizione che la maggioranza si pronunci a tamburo battente su una proposta presentata 20 giorni fa, dopo che la stessa ha impiegato 240 giorni per superare i litigi interni e arrivare a un testo comune, è del tutto irragionevole. Pare evidente che più che agli interessi dei lavoratori, Schelin e Conte - gli altri sono di contorno - siano interessati a diffondere un manifesto politico. Noi vogliamo discutere in Aula del salario minimo ma volgiamo avere il tempo necessario per dare una risposta concreta, non per soddisfare una passerella ideologica. Come detto noi pensiamo che si possa arrivare al salario minimo attraverso un’altra strada, quella della massima valorizzazione della contrattazione collettiva nazionale.

Boccia: "La maggioranza pensa di nascondersi dietro ai tecnicismi parlamentari perché ha difficoltà ad ammettere davanti agli italiani, anche a coloro che li hanno votati, che sono contrari al salario minimo e provano a buttare la palla in tribuna. La verità è una e una sola: dopo aver approvato un decreto lavoro che ha istituzionalizzato la precarietà, dopo aver abolito il reddito di cittadinanza, sostituendolo con l'elemosina della social card, il no alla proposta di salario minimo conferma che questa destra considera i più fragili, chi ha meno, chi non ha lavoro, e spesso non ha voce, le braccia da garantire al mercato del lavoro a cottimo in cui credono. Per noi sotto la soglia dei 9 euro non è lavoro ma sfruttamento. Per loro, mi pare evidente, che i tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati non sono degni di avere delle tutele. La Presidente Meloni ha timidamente aperto un confronto quando ha capito che il Paese intero lo chiede. Noi ci siamo, siamo pronti a confrontarci perché quello che ci sta più a cuore è la difesa dei lavoratori più fragili. Vedremo in queste ore se la maggioranza sarà conseguente alle parole della premier, senza bluff o goffi tentativi di rinviare il confronto, o se cercheranno nuovi alibi".


Nove euro l'ora, rispetto alla media europea, non è una cifra troppo alta e difficilmente sostenibile, soprattutto per le medio-piccole imprese?

Foti: “Nella difficile ricerca di un giusto valore salariale minimo, è doveroso ricordare che la determinazione di una tariffa troppo alta potrebbe scoraggiare la domanda di lavoro e rappresentare un incentivo al lavoro irregolare. Viceversa, una troppo bassa finirebbe per non garantire condizioni di vita dignitose per i lavoratori. Inoltre, un aumento del costo del lavoro avrebbe un impatto negativo principalmente sulle piccole e medie imprese del Mezzogiorno, riducendone drasticamente la competitività soprattutto nei mercati internazionali, favorendo la riduzione di manodopera e, in alternativa, un maggiore ricorso al lavoro nero. Detto questo è bene ribadire che in Italia il 97% dei lavoratori dipendenti privati è coperto da un contratto collettivo nazionale di lavoro. L’81% di questi lavoratori ha un ccnl con un salario di ingresso superiore a 9 euro, il 18% tra gli 8 e i 9 euro, mentre solo l’1% dei lavoratori ha un contratto che stabilisce una paga oraria sotto quota 8 euro”.

Boccia: "In Italia abbiamo 3,5 milioni di lavoratori sottopagati, la Svimez ha certificato che al Sud il 25% dei lavoratori salariati sono sotto i 9 euro, uno su quattro. Nove euro l’ora è la soglia minima, al di sotto è sfruttamento. Lo ripeteremo fino all’ultimo giorno. Per noi il lavoro è dignità, vuol dire diritti e tutele, evidentemente per la destra si può vivere sottopagati e di soli voucher".


Il taglio del cuneo fiscale non è una misura più efficace?

Foti: “Come confermato nei giorni scorsi dall’Istat, il taglio del cuneo fiscale di ben 7 punti ha favorito una diminuzione della pressione dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2022, mettendo così più soldi nelle tasche delle famiglie italiane. Vi sono poi anche gli ultimi dati Inps che attestano un aumento dei posti di lavoro pari a 610 mila unità in più in 4 mesi, con assunzioni in prevalenza a tempo indeterminato. Questo significa lavoro più stabile e aziende che assumono di più e licenziano di meno. Le misure concrete attuate dal governo Meloni dimostrano di essere la migliore medicina per far ripartire l’economia nazionale”.

Boccia: "Le due cose non sono alternative e sbaglia chi pensa che si debbano contrapporre; la riduzione del cuneo fiscale è sempre stato il punto fermo del PD, il primo a denunciare la forbice intollerabile fu Prodi e la destra lo irrise. Il PD di Elly Schlein è per introdurre un salario minimo che dia dignità al lavoro, come accade già in molti altri Paesi, e destinare tutte le risorse disponibili all’abbattimento del costo fiscale del lavoro, un taglio del cuneo fiscale strutturale che aiuti i lavoratori ad avere buste paghe più corpose e le imprese ad avere meno oneri fiscali. Una cosa ben diversa da quello che sta facendo questo governo che si è limitato a dare un bonus, una tantum, da agosto a dicembre 2023.

Invece che perdere tempo su una inutile ed iniqua flat tax che favorirebbe i più ricchi, continuare a strizzare l’occhio a furbetti ed evasori fiscali, come fa Salvini, o parlare di condoni che sarebbero l’ennesima beffa per le italiane e gli italiani onesti, facciamo una lotta seria all’evasione fiscale e destiniamo tutte le risorse all’abbattimento strutturale del cuneo fiscale".

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