Transizione e digitalizzazione, Villani (CESI) legge il futuro dell'energia

Domenico Villani, in CESI dal 2006, è da ottobre del 2022 Amministratore Delegato della multinazionale italiana. E parla del rapporto tra transizione e rivoluzione digitale nel campo dell'energia

Transizione e digitalizzazione, Villani (CESI) legge il futuro dell'energia

Domenico Villani, in CESI dal 2006, è da ottobre del 2022 Amministratore Delegato della multinazionale italiana che offre servizi di consulenza per la transizione energetica ed opera nell’innovazione tecnologica e nel testing per i settori energetico e delle infrastrutture. Con lui discutiamo delle sfide del suo mandato e delle partite che aspettano il Paese.

Dottor Villani, assume la carica dopo oltre 16 anni in CESI. Ha incassato la fiducia degli azionisti che nominano ad una risorsa interna in un momento molto particolare. Cosa significa?

La nomina voluta dagli azionisti, con la scelta di un manager interno, rappresenta senza alcun dubbio un forte segnale di fiducia nel nostro Gruppo: un’azienda multinazionale, solida e con prospettive di sviluppo molto interessanti. Il CESI, con i suoi esperti e un know-how di oltre 60 anni, contribuisce allo sviluppo del settore energetico nel mondo, supportando la transizione energetica verso fonti sempre più pulite e garantendo, attraverso i nostri test, reti elettriche sempre più flessibili e digitalizzate.

Il suo mandato inizia in una fase critica per il contesto energetico globale. Quali sono gli scenari maggiormente da tenere d’occhio?

Il mondo e, in particolare, il nostro Paese stanno attraversando un periodo delicato. La coda lunga del Covid, la guerra tra Russia e Ucraina, la crisi energetica, con i prezzi di gas ed energia elettrica che hanno toccato cifre record per poi assestarsi, una catena di fornitura bloccata, l’inflazione a due cifre e lo spettro della recessione rappresentano di certo sfide importanti per i governi, le aziende e le persone.

La crisi energetica avrà effetto sulla transizione in corso nel settore? Quali sono le soluzioni?

Il recente conflitto russo-ucraino ha svelato delle profonde debolezze nel sistema energetico europeo e italiano. Non avremmo mai pensato di sperimentare il rischio di scarsa disponibilità di energia con la conseguente volatilità dei prezzi. Una situazione che purtroppo provoca ricadute negative sulle aziende e sulla popolazione. Non è un caso che il recente rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese evidenzi come la crisi energetica sia la principale fonte di preoccupazione per il 33,4% delle famiglie italiane, che arriva al 43% tra le famiglie meno abbienti. I dati parlano chiaro e necessitano di azioni nel breve periodo che in primis stabilizzino la situazione.

A tal proposito, quale ritiene siano le priorità?

Individuare modalità ulteriori di efficientamento, soprattutto nel consumo di energia, e diversificare le rotte e le fonti di approvvigionamento, momentaneamente a scapito del raggiungimento dei target di decarbonizzazione. Nel medio-lungo termine, invece, abbiamo due percorsi da intraprendere. Uno prevede l’accelerazione nella realizzazione degli impianti rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico, fino ad arrivare a una media di 10 GW all’anno, rispetto a circa 1 GW all’anno di oggi. Una soluzione che permetterebbe di rispettare gli obiettivi indicati nel REPowerEU, che prevedono per l’Italia l’installazione di 85 GW di rinnovabili, entro il 2030. Bisogna, tuttavia, dare una forte spinta alla concessione delle autorizzazioni per far sì che ciò accada. Quest’anno, le richieste di connessione di impianti green alla rete di trasmissione superano i 300GW mentre le richieste di attivazione di impianti rinnovabili sulla rete di distribuzione sono triplicate rispetto al 2021.

Sul fronte di reti e infrastrutture, invece?

L’altra via da percorrere consiste nell’ulteriore miglioramento del sistema di infrastrutture di trasporto dell’energia per portare l’energia rinnovabile dalla lontana sorgente verso i centri di consumo. Un passaggio che è cruciale per l’Europa per poter diffondere e condividere l’energia pulita, prodotta da fonti rinnovabili. Un obiettivo raggiungibile anche grazie a tecnologie innovative già esistenti, ma da implementare su larga scala. Mi riferisco, per esempio, alle reti elettriche di interconnessione in corrente continua ad alta tensione (HVDC, dall'inglese High Voltage Direct Current).

In questo scenario, quali sono le principali sfide che il CESI dovrà affrontare per sé e per i propri clienti?

Come ogni altra azienda, anche noi abbiamo sofferto per il considerevole aumento dei costi dell’energia. Per affrontare i rincari, stiamo implementando modalità di efficientamento dei nostri consumi e puntiamo anche alla realizzazione di impianti rinnovabili per alimentare le nostre sedi. Inoltre, abbiamo avviato campagne di comunicazione interna per sensibilizzare la popolazione aziendale al consumo consapevole di energia. Esternamente, invece, sui nostri mercati di riferimento, ci stiamo impegnando per sviluppare e trasformare il tradizionale modello fornitore-cliente in un rapporto di partenariato. A oggi lavoriamo con l’obiettivo di identificare in anticipo le necessità dei nostri clienti, così da adottare con rapidità le soluzioni tecnologiche più efficaci, diminuendone il time to market.

Quanto conta il fattore tempo nel vostro settore?

È diventato una variabile fondamentale nell’adozione di soluzioni innovative e sicure. Con la profonda esperienza dei suoi esperti, CESI è in grado di implementare rapidamente nuovi laboratori, o impianti pilota, per testare le soluzioni tecnologiche che i clienti devono introdurre sul mercato.

Qual è il ruolo dell’innovazione tecnologica nel futuro del settore energetico? Come ne siete coinvolti?

È l’innovazione tecnologica a guidare il futuro del settore. In particolare, come accennato in precedenza, la digitalizzazione dei sistemi elettrici è uno dei fenomeni cruciali che stiamo vivendo. Le tecnologie digitali - dallo smart meter ai sistemi di telecontrollo delle reti di trasmissione e distribuzione, dall’Internet of Things alla Intelligenza Artificiale applicata - stanno favorendo sempre più la gestione in automatico delle reti energetiche, facilitando l’ottimizzazione dei consumi e l’utilizzo efficiente dell’energia rinnovabile, aumentando, allo stesso tempo, la resilienza delle reti.

Transizione energetica e rivoluzione digitale, due temi che viaggiano a braccetto…

Sono temi importanti che senza dubbio rientrano nello scenario sul quale vogliamo puntare nei prossimi anni, sia dal punto di vista della progettazione, sia nel testing delle nuove tecnologie. La transizione energetica, infine, prevede un’attenzione essenziale e continua all’impatto che le attività di produzione, distribuzione e consumo di energia hanno sull’ambiente e sul clima. In questo senso, i nostri esperti sono in grado di progettare e ingegnerizzare le soluzioni tecnologiche più adatte per mitigare e ridurre al minimo tale impatto, lavorando a fianco di aziende elettriche, grandi consumatori, istituzioni e organizzazioni internazionali.

La tecnologia può essere d’aiuto anche nell’evitare, o mitigare, gli effetti del dissesto idrogeologico. È recente, purtroppo, la tragedia di Ischia.

È un tema importante per tutti noi. Il nostro Paese è stupendo ma caratterizzato da una conformazione particolare. L'aumento dell'urbanizzazione, senza un’adeguata pianificazione, ha incrementato l’esposizione ai rischi dovuti al dissesto idrogeologico che, da sempre, caratterizzano il nostro territorio. Rischi quali frane, alluvioni, così come l’erosione costiera, acuiti dai fenomeni metereologici estremi, dovuti al cambiamento climatico. Come indicato da ISPRA, in Italia quasi il 94% dei Comuni è a rischio da questo punto di vista!

Nella gestione di questa sfida il PNRR può dare un contributo?

Nel nostro Paese abbiamo tutte le competenze per affrontare questi rischi. È necessario, però, studiare e programmare gli interventi. Il PNRR prevede la realizzazione di un sistema integrato per la gestione del rischio idrogeologico, con l’obiettivo di ridurre i potenziali rischi per più di 1,5 milioni di persone. In quest’ottica, le tecnologie e i sistemi di monitoraggio rivestono un ruolo cruciale perché mettono a disposizione informazioni essenziali per la corretta gestione, nel tempo, dei territori e delle infrastrutture, evidenziando potenziali criticità.

Messi i fondi, serve la dovuta competenza per governare questi processi…

Emerge, con evidenza, la necessità di affidarsi a realtà dotate di adeguate professionalità per la progettazione e la gestione di tali sistemi. In questo ambito, opera ISMES, società del nostro Gruppo. Con un team di 70 professionisti, tra ingegneri e geologi, siamo in grado di partire dalla definizione delle grandezze da monitorare, passando poi alla progettazione e realizzazione del sistema di monitoraggio.

L’analisi e l’interpretazione dei dati ci porta, infine, sia a studiare le soluzioni migliori per la mitigazione dei rischi sia a ingegnerizzare le infrastrutture e le opere in modo più rispondente e adeguato alla criticità del contesto.

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